ACNA di Cengio-Saliceto
ACNA di Cengio-Saliceto
L’emergenza
L’ex sito industriale dell’ACNA di Cengio, progressivamente ampliato nel corso dei decenni, copre oggi una superficie di circa 55 ettari, a cui bisogna aggiungere le due aree fuori dal muro di cinta e la discarica di Pian Rocchetta: su quest’ultima passa il confine tra Liguria e Piemonte (Comuni di Cengio e Saliceto).
Lo Stabilimento fu insediato nel 1882, dapprima come fabbrica di esplosivi (SIPE nel 1910) successivamente convertita, dopo la prima guerra mondiale, in fabbrica per la produzione di intermedi organici prevalentemente destinati al settore coloranti e pigmenti (la prima denominazione come ACNA - Azienda Coloranti Nazionali ed Affini è del 1912).
L’ACNA. S.p.a. fu costituita nel 1928 con direzione a Milano ed insediamenti produttivi a Cengio, Cesano Maderno e Piacenza. L’azienda fallì nel 1931 e venne acquistata dalla Montecatini in società con il gruppo tedesco IG Fabern: i dipendenti in allora erano 700.
Già dal 1909 vennero segnalati i primi effetti degli scarichi inquinanti riversati nel fiume, tanto da indurre nel 1922 il Pretore di Mondovì ad emanare un’ordinanza nella quale furono dichiarati non utilizzabili, perché inquinati, i pozzi di acqua potabile dell’acquedotto di Cortemilia (Cn).
Nel 1938 l’ACNA venne citata in giudizio dagli agricoltori della vallata del Bormida di Millesimo per danni riportati alla loro attività. Le acque del fiume infatti erano inutilizzabili per l’irrigazione. Il Servizio idrografico di Genova nel 1959 stabilì che le acque del fiume, sia pure inquinate, non provocavano danni rilevanti alle attività agricole.
Il Ministero del Lavori Pubblici nel 1960 rinnovò all’ACNA il permesso di utilizzare le acque del Bormida per fini industriali: la concessione aveva una validità di 70 anni.
Nel 1964 venne costituita la Commissione interministeriale per lo Studio del problema della Val Bormida, sostituita due anni dopo dalla Commissione per la tutela dei suoli dall’inquinamento; nel frattempo la Montecatini divenne Montedison.
Nel 1976 il Sindaco di Acqui Terme sporse denuncia contro ignoti per “avvelenamento colposo di acque destinate all’alimentazione umana”. In quello stesso periodo 1500 persone lavoravano all’ACNA.
Nel 1982 l’amministrazione provinciale di Asti e otto comuni della Val Bormida denunciarono i responsabili dello stabilimento ACNA alla Magistratura. Il Tribunale di Savona condannò quattro dirigenti dello stabilimento a due anni e due mesi di reclusione per violazione dell’art. 440 del C.P. L’anno seguente la Corte d’Appello di Genova assolse i dirigenti condannati in primo grado.
Sempre nel 1982 fu ridefinito l’orientamento strategico dell’Azienda e dello stabilimento di Cengio configurando una ristrutturazione da industria integrata a valle, in impresa dedicata esclusivamente alla produzione e vendita di intermedi organici per il mercato mondiale (85% del fatturato extra Italia); nel Gennaio 1983 A.C.N.A. SpA trasferì per conferimento il ramo d’azienda costituito dallo Stabilimento Cengio ad ACNA CHIMICA ORGANICA situando la sede della Società a Cengio, cedendo a terzi lo stabilimento di Cesano e sospendendo le produzioni di Piacenza.
I monitoraggi degli anni ’80 che confermavano il grave stato di inquinamento dell’ambiente idrico, portarono le Regioni Liguria e Piemonte a richiedere congiuntamente al Ministero dell’Ambiente (ai sensi dell’art. 7 della L. 349/1986) la dichiarazione del Bormida di Millesimo quale Zona ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale. Nello stesso periodo i dipendenti dell’Azienda scesero a 800.
Nel 1990 l’ACNA entrò a far parte del gruppo Eni con il nome di ACNA Chimica Organica (ACNA CO).
Nel 1994 avvenne la scissione delle attività tra ACNA Chimica Organica, che venne messa in liquidazione, e la neocostituita Organic Chemicals s.r.l., cui fu affidata la gestione degli impianti ancora in funzione.
ACNA chiuse definitivamente nel Gennaio 1999 e 200 dipendenti furono messi in cassa integrazione. Durante il maggio dello stesso anno fu dichiarato lo stato d’emergenza socio ambientale con ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Con l’ordinanza n. 2986 del maggio 1999 recante “Interventi urgenti intesi a fronteggiare la situazione di emergenza derivante dalla situazione di crisi ambientale dell’area riguardante il sito industriale dell’ACNA ricadente nei territori dei Comuni Cengio, in Provincia di Savona e Saliceto, in Provincia di Cuneo e del fiume Bormida” fu nominato il dott. Stefano Leoni Commissario delegato per fronteggiare la situazione d’emergenza derivante dalla presenza dei rifiuti anche pericolosi presenti nel sito e stoccati nei lagunaggi, precisandone i principali compiti:
· definizione, entro 30 giorni dalla data di pubblicazione dell’ordinanza, di una proposta di perimetrazione;
· definizione, entro 30 giorni dalla data di pubblicazione dell’ordinanza, dei parametri progettuali di messa in sicurezza dei rifiuti contenuti nei lagunaggi;
· definizione di un piano di caratterizzazione di tutte le aree perimetrate, di proprietà pubblica e privata;
· esecuzione di un piano di caratterizzazione per la parte relativa alle aree pubbliche;
· controllo sull’esecuzione del piano di caratterizzazione da parte dei privati;
· progettazione, esecuzione e definizione della tempistica degli interventi di messa in sicurezza e bonifica del territorio e dei corpi idrici interessanti le aree pubbliche;
· verifica della progettazione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica del territorio e dei corpi idrici predisposta dai soggetti a ciò obbligati ai sensi della normativa vigente;
· definizione della tempistica e delle modalità di esecuzione degli interventi;
· intimazione e diffida ad adempiere nei confronti dei soggetti responsabili per lo svolgimento degli interventi di caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica di loro competenza, ed esercizio del potere sostitutivo in caso di inadempienza e di rivalsa, in danno ai medesimi, per le spese a tal fine sostenute;
· svolgimento della ricerca e della sperimentazione al fine di individuare le migliori tecnologie disponibili;
· realizzazione del monitoraggio dei singoli interventi di messa in sicurezza e bonifica;
· esercizio delle azioni tecniche e amministrative e di rappresentanza in sede giudiziaria per il risarcimento del danno ambientale ai sensi dell’art. 18 della legge 8 luglio 1986, n. 349;
Nel frattempo la Legge n. 426 del dicembre 1998 inserì l’area nel primo elenco dei siti di interesse nazionale, stanziando 30 miliardi di lire per l’intervento di bonifica, ed il successivo decreto ministeriale del 20 ottobre 1999 ne approvò la perimetrazione.
La perimetrazione individuò tre zone:
La ZONA A, definita area di elevato rischio, comprendente le aree occupate dall’insediamento industriale, la discarica di Pian Rocchetta e l’alveo del Fiume Bormida ramo di Millesimo dal punto immediatamente a monte della presa d’acqua dello stabilimento ACNA di Cengio, fino al punto di restringimento morfologico della valle sul fiume stesso, a monte dell’abitato di Saliceto.
La ZONA B, ovvero l’alveo del fiume Bormida ramo di Millesimo dal punto immediatamente successivo a quello dove termina la zona A, fino al limite amministrativo tra i comuni di Monesiglio e Prunetto.
La ZONA C che ricomprende l’alveo del fiume Bormida ramo di Millesimo dal punto immediatamente successivo a quello dove termina la zona B, fino alla confluenza con il ramo di Spigno.
Con l’ordinanza n. 2986 ulteriori 20 miliardi di lire, attribuiti dal Piano Stralcio di cui all’articolo 7 della L. 8 ottobre 1997 n. 344, portarono a 50 i miliardi a disposizione del Commissario delegato.
Il 4 dicembre del 2000 fu siglato l’Accordo di programma fra il Ministro dell’Ambiente di concerto con i Ministri della Sanità e dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato, d’intesa con i Presidenti delle Regioni Liguria e Piemonte, il Commissario Delegato ed i rappresentanti dell’ACNA CO in liquidazione e dell’ENICHEM S.p.A. (oggi SYNDIAL, sempre Gruppo ENI).
L’Accordo ribadì che le attività di bonifica del sito dovranno essere realizzate secondo modalità che, nel rispetto delle esigenze di tutela ambientale e sanitaria, garantiscano l’avvio e l’esercizio di attività e iniziative produttive ecocompatibili, stabilendo che la Società ACNA CO in liquidazione avrebbe presentato entro due mesi una progettazione preliminare per la bonifica o bonifica con misure di sicurezza del sito industriale e delle aree di discarica, in parte anche attraverso asportazione dei rifiuti.
Con lo stesso accordo, l’ACNA si impegnò a ridurre i quantitativi di acqua derivata dal Fiume Bormida, riformulando la istanza di concessione di grande derivazione di acqua pubblica, e ad attuare tutti gli interventi necessari per la drastica riduzione della produzione di percolato.
LA CARATTERIZZAZIONE AMBIENTALE
Il Piano di caratterizzazione, cioè lo studio delle caratteristiche del suolo, sottosuolo e delle acque per valutarne l’inquinamento, fu suddiviso, in fase di Accordo di programma, tra la parte esterna allo stabilimento (di competenza pubblica) e l’area dello stabilimento sotto la responsabilità di Syndial.
Le procedure per la realizzazione delle perforazioni ed il campionamento dei sedimenti furono concordate fra ARPA Piemonte, ARPA Liguria, ANPA (ora APAT) e l’Ufficio Tecnico-Scientifico del Commissario Straordinario per la Bonifica dell’ACNA; fu quindi stilato un “Protocollo per l’esecuzione degli interventi di caratterizzazione nelle aree dello stabilimento ACNA di competenza privata” (26/5/2000).La caratterizzazione è stata suddivisa in due fasi principali. La prima realizzata tra gli anni 2000 e 2001, la seconda tra il 2001 ed il 2004.
Le analisi sulle matrici suolo ed acque sotterranee hanno previsto la determinazione di 262 parametri (tra cui composti Naftalensolfonici e antrachinsolfonici, ammine aromatiche, nitrobenzeni e cloronitrobenzeni, fenoli clorurati e non clorurati, clorobenzeni ecc.). Per molti di questi parametri, tipici delle produzioni industriali, del sito sono stati individuati limiti specifici da un tavolo tecnico ANPA-ISS- ARPALiguria –ARPA Piemonte.
Nella prima fase, il campionamento dell’area interna allo stabilimento avvenne con distribuzione aerale dei punti d’indagine secondo una maglia regolare molto fitta (25x25 m) per un totale di n.612 sondaggi e prelevando i campioni sulla verticale con criterio di tipo stratigrafico, distinguendo, in particolare, un deposito incoerente derivante dall’azione antropica, i depositi incoerenti di origine alluvionale, il livello di alterazione del substrato marnoso-arenaceo, ed infine il substrato marnosoareanaceo. Furono realizzati anche pozzetti o trincee di saggio geognostico diretto eseguiti con mezzo escavatore dotato di benna rovescia e approfonditi fino ad un massimo di 3 metri. Dalle 4 pareti dei pozzetti furono prelevati campioni elementari, scarificando la superficie esposta, successivamente omogeneizzati a formare un campione unico di circa 5 kg di peso.
Gli esiti della prima fase di caratterizzazione evidenziarono:
- per l’area dello stabilimento: terreni contaminati caratterizzati da contaminazione di tipo misto dovuta alla presenza contemporanea di inquinanti organici ed inorganici; anisotropia delle concentrazioni e delle tipologie dei composti inquinanti rilevati nei rifiuti e nei terreni; commistione dei rifiuti con i terreni di riporto tali da renderli indistinguibili.
- La presenza nella discarica di Pian Rocchetta, posta sul confine tra Liguria e Piemonte, di rifiuti che ammontavano a circa 200.000 mc.
- Nelle aree esterne pubbliche la caratterizzazione è stata completata e condotta in gran parte direttamente o sotto il controllo delle Agenzie Regionali, con le stesse modalità d’indagine seguite nella caratterizzazione dell’area privata, secondo quanto stabilito dal documento “Piano di caratterizzazione delle Aree di competenza della Pubblica Amministrazione comprese nelle zone A, B e C perimetrate” approvato con Conferenza dei Servizi tenutasi presso il Ministero dell’Ambiente il 7 marzo 2000. Il Piano di caratterizzazione nel suo complesso ha avuto il compito di:
o valutare se per le sostanze inquinanti contenute nelle fonti di contaminazione ancora presenti sul sito fossero attivi percorsi di migrazione in grado di raggiungere le matrici ambientali del fiume Bormida;
o individuare la presenza, la concentrazione e la distribuzione di sostanze inquinanti, connesse con le attività pregresse dell’ACNA di Cengio, nelle acque superficiali, nelle acque sotterranee, nel suolo e sottosuolo, nei sedimenti alluvionali e nei sedimenti in sospensione del fiume Bormida di Millesimo ;
o raccogliere i dati necessari e propedeutici alla definizione del modello concettuale definitivo del sito che consenta di realizzare eventuali misure di messa in sicurezza, di bonifica e ripristino ambientale, di monitoraggio dell’area in esame.
In particolare è emerso che:
o nelle aree golenali esterne al sito e comprese tra il fiume e il perimetro dello stabilimento, (costituite da riporti comprendenti rifiuti ivi smaltiti nel corso di un secolo di attività, con potenze anche di decine di metri) condizioni di superamento dei limiti normativi per numerosi composti con presenza di sostanze semivolatili (come il clorobenzene) e di sostanze solubili (come i composti naftalensolfonici) a probabile testimonianza di un’origine relativamente recente dell’inquinamento osservato.
o Per le acque sotterranee è stata riscontrata una contaminazione da metalli, diffusa anche lungo tutta la vallata, in particolare per quanto riguarda Arsenico, Manganese e Ferro; presenza di elevate concentrazioni di sostanze organiche, sono state rilevate nell’area dello stabilimento; alcune sostanze organiche sono state riscontrate superiori ai limiti di riferimento nelle aree ad esso circostanti.
Le finalità specifiche della seconda fase di indagini furono quelle di approfondire le conoscenze precedentemente acquisite, intensificando i dati nelle aree contrassegnate da maggiori criticità o da situazioni apparentemente anomale al fine di verificare e, a seconda dei casi, confermare o viceversa ridimensionare gli esiti della prima fase di caratterizzazione.
In questa fase ARPAL effettuò indagini nella parte alta del bacino del Fiume Bormida di Millesimo, in aree non precedentemente indagate e presumibilmente lontane da significative influenze, al fine di acquisire valori di riferimento sito specifici (valori di “fondo naturale”) in particolare per alcuni metalli.
Per quanto riguarda lo stato chimico-fisico delle acque superficiali (Fiume Bormida di Millesimo), le indagini integrative effettuate confermarono per un verso l’influenza ancora significativa dello scarico ACNA, evidenziata dal rilevante incremento della conducibilità elettrica specifica che si registrava passando dal settore a monte al settore a valle dello scarico (soprattutto nella campagna estiva quando le portate del fiume sono ridotte).
Nell’aprile del 2002 l’Enichem presentò il primo progetto di bonifica che, a fronte della suddivisione dello stabilimento in due aree (A1 ed A2), prevedeva sostanzialmente:
- messa in sicurezza dell’area denominata A1 e il deposito in tale area dei materiali contaminati provenienti dalle attività di bonifica delle rimanenti aree.
- la bonifica con misure di sicurezza della restante area di stabilimento denominata A2 mediante asportazione dei terreni contaminati presenti nella zona insatura e, parzialmente, in zona satura e loro abbancamento in zona A1; riempimento con terreno compatibile con la destinazione d’uso dell’area.
- la bonifica mediante asportazione dei rifiuti ed escavazione selettiva dei terreni e dei riporti contaminati nella area golenale denominata A3 (in quasi tutta l’area è stato raggiunto lo strato marnoso) e loro abbancamento in zona A1; rimodulazione dell’area con opere idrauliche di regimazione del corso del fiume e realizzazione di argine a ridosso del muro di recinzione dello stabilimento utilizzando materiali idonei.
- la bonifica mediante asportazione della totalità dei rifiuti presenti nella Discarica di Pian Rocchetta ed il loro deposito in Zona A1.
La conferenza dei Servizi approvò il documento nel febbraio del 2003, con alcune prescrizioni da recepirsi in fase di progetto definitivo fra cui la realizzazione di un diaframma e di un sistema di raccolta e allontanamento delle acque superficiali di ruscellamento nel tratto lungo la ferrovia (area a monte); il contenimento delle acque di subalveo nel tratto orientale dello stabilimento.
ATTIVITA’ DI BONIFICA
Sono stati raggiunti alcuni obiettivi di fondamentale importanza, in particolare:
- È stato completato lo smaltimento dei reflui salini: le operazioni di svuotamento dei Lagoons sono durate 4 anni e i sali sono stati smaltiti in 4 differenti depositi sotterranei (ex miniere) in Germania, con 185 viaggi in convogli ferroviari.
- è stato realizzato il diaframma plastico di separazione dell’area A1 dall’area A2;
- sono terminati i lavori di bonifica dei suoli dell’area A2.
- sono state realizzate le opere previste a monte del sito finalizzate ad intercettare le acque superficiali in ingresso al sito stesso.
- è stato realizzato il sistema di contenimento delle acque interne al sito.
- sono terminati i lavori di rimozione dei suoli/sedimenti/rifiuti dell’area golenale A3 e dell’area A4, ex discarica di Pian Rocchetta.
Le attività di bonifica svolte sono state controllate dalla Provincia di Savona.
La Provincia di Savona ha già rilasciato le certificazioni delle aree A4 (discarica di Pian Rocchetta) ed A2 (area stabilimento – certificata a lotti).
Sono in atto approfondimenti d’indagine sull’area A3 (golenale), non ancora certificata. Nonché ulteriori caratterizzazioni di alcune aree limitrofe al sito in cui sono stati riscontrati, successivamente all’approvazione del progetto di bonifica, nelle acque sotterranee contaminanti tipici della produzione ACNA in concentrazioni superiori ai limiti normativi.
Ad agosto 2015 hanno avuto inizio le attività di completamento della messa in sicurezza dell’area A1.