Anche Arpal alla presentazione dello studio sui cambiamenti climatici in Liguria
Regione Liguria, Arpal, Università di Genova e Fondazione CIMA si sono presentate ieri insieme a Savona per illustrare uno studio di possibili impatti dei cambiamenti climatici nella nostra regione, che ha approvato all’unanimità la delibera con la strategia regionale di adattamento ai cambiamenti climatici (SRACC).
Proposta dell’assessore Giacomo Giampedrone, presente ieri insieme magnifico rettore Federico Delfino, al presidente della Provincia Pierangelo Olivieri, al nuovo sindaco di Savona Marco Russo, al direttore generale Arpal Carlo Emanuele Pepe e alla responsabile del Centro Meteo Francesca Giannoni, ospitati dai padroni di casa Luca Ferraris e Franco Siccardi, presidente attuale ed emerito di Fondazione Cima, la delibera accoglie i risultati dello studio - presentato ieri a Savona anche alla stampa - e definisce gli ambiti prioritari di azione integrata e adattamento ai cambiamenti climatici a livello regionale.
Fondazione CIMA infatti ha sviluppato le proiezioni anche sulla base dei dati storici regionali forniti da Arpal, identificando le aree regionali con maggiori variazioni di temperatura e precipitazioni. Un lavoro di squadra fra istituzioni pubbliche ed enti di ricerca che permetterà una maggiore protezione e prevenzione dai danni ambientali al territorio e alle persone.
“È importante sottolineare e ricordare come la Liguria sia la regione geografica nella quale ricadono alcune delle aree con i più elevati valori di intensità di precipitazione dell’intera Europa occidentale. Questo "record" è causato, almeno in parte, dalla sua conformazione territoriale, che richiede un'attenta analisi delle vulnerabilità e degli impatti” sottolinea Anna Napoli – ricercatrice di Fondazione CIMA e dottoranda dell’Università di Genova che ha guidato lo studio. “È importante infatti evidenziare come le montagne risentano maggiormente degli effetti del cambiamento climatico e come la conformazione ad arco della regione e la vicinanza tra mare e territorio montuoso caratterizzino il clima e gli eventi estremi sul territorio. Questo studio permette di iniziare ad indicare e a definire le aree in regione soggette a maggiori variazioni di temperatura e/o precipitazione. Nel tempo, potremo usare altri scenari e ulteriori modelli per definire valori di incertezze climatiche più robusti”.
Le precipitazioni mostrano un differente comportamento tra la zona di Levante e quella di Ponente: mentre il Levante parrebbe più soggetto ad un aumento sia dell’intensità della precipitazione estrema che della frequenza dei giorni piovosi, il Ponente potrebbe essere più esposto ad una diminuzione delle precipitazioni. L’area montana, rispetto alle coste, sembrerebbe essere caratterizzata da una minore diminuzione dei giorni consecutivi di siccità. Le variazioni delle temperature mostrano come le alte quote risentano particolarmente del cambiamento climatico, specialmente in termini di una diminuzione delle nevicate annuali. Il Ponente ligure sembrerebbe, inoltre, essere affetto da una maggiore variazione di temperatura, risultando quindi nell’area in cui è prevista sia una diminuzione della precipitazione che temperature medie più alte".
“Grazie allo studio della Fondazione Cima e dell’Università di Genova noi possiamo disporre per la prima volta di informazioni che ci potranno aiutare a sviluppare meglio questa regione, tenendo conto di uno sviluppo sostenibile e di quello che accadrà tra trent’anni – ha detto l’assessore regionale alla Protezione civile, ambiente e tutela del territorio Giacomo Giampedrone – Queste sono informazioni preziosissime che vanno usate dalle amministrazioni nel momento in cui metteranno mano alla propria pianificazione e anche per lo sviluppo territoriale , in modo da avere una regione che rischia meno e che affronta per tempo gli eventi estremi. Come Regione Liguria, fin dall’inizio del nostro mandato, abbiamo voluto accelerare su opere fondamentali per la riduzione del rischio idraulico come lo scolmatore del Bisagno che si concluderà nel 2024 e che si andrà ad aggiungere allo scolmatore del Fereggiano, già funzionante e ai lavori di copertura del Bisagno già conclusi, attraverso i quali abbiamo eliminato il pericolo di esondazione cinquantennale di tutta la parte bassa del Bisagno. La prossima realizzazione dello scolmatore ci farà raggiungere un livello di rischio compatibile di piano e sarà un intervento resiliente ai cambiamenti climatici perché dotato di significativi franchi di sicurezza. Queste sono opere su cui l’amministrazione regionale ha investito molto durante il suo mandato, perché ritenute fondamentali per la sicurezza dei cittadini che va affrontata da subito. Accanto a queste abbiamo messo mano a una miriade di interventi, distribuiti sul territoriale regionale significativi nelle singole realtà territoriali per un ammontare complessivo di centinaia di milioni di euro. Opere che faranno fare alla Liguria un salto in avanti sul fronte della protezione del territorio e in vita anche dei futuri cambiamenti del clima”.
Questi sono solo alcuni dei risultati della ricerca, che ipotizza su basi scientifiche e analitiche come ci si aspetta che cambi il clima in futuro. “Andremo incontro verso un clima più caldo, più siccitoso e probabilmente con più eventi estremi di precipitazione come quelli osservati ad inizio ottobre” dichiara Luca Ferraris, docente dell’Università di Genova e presidente di Fondazione CIMA “Il ruolo della scienza è quello di essere a supporto dello sviluppo sostenibile della nostra regione, molto bella e altrettanto fragile, per non commettere più gli errori del passato”.