Giornata Mondiale dell’Ambiente: plastica nel mirino, il ruolo di Arpal
Oggi 5 giugno è la Giornata Mondiale dell’Ambiente, una ricorrenza istituita nel 1972 e che si tiene ogni anno in tutto il mondo per sensibilizzare governi, imprese e individui nella protezione dell’ambiente.
Il tema di questa edizione è la lotta all’inquinamento da plastica nell’ambito della campagna #BeatPlasticPollution (Sconfiggi l’inquinamento da plastica) e l’ospite principale è la Costa d’Avorio in collaborazione con i Paesi Bassi, due paesi che stanno dando prova di leadership nella campagna contro l’inquinamento da plastica.
Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), oggi la plastica è “una delle minacce più gravi per il pianeta” in quanto satura le discariche, si disperde nell’oceano e genera sostanze tossiche quando viene bruciata in modo incontrollato. Ogni anno vengono prodotte più di 400 milioni di tonnellate di plastica, metà delle quali sono utilizzate una sola volta. Di queste, meno del 10% viene riciclato e si stima che tra 19 e 23 milioni di tonnellate finiscano in laghi, fiumi o mari.
Particolarmente noti gli effetti delle microplastiche, termine introdotto nel 2004 per identificare i frammenti di plastica di dimensioni inferiori a mezzo centimetro. I loro effetti inquinanti sull’ecosistema marino e terrestre, unitamente alla loro potenziale tossicità sulla salute umana, rendono necessaria una attenta attività di monitoraggio. Determinare la tipologia e l’origine delle microplastiche è quindi di fondamentale importanza sia per comprenderne i meccanismi di diffusione nell'ambiente sia per avere informazioni su quali tipi di prodotti stiano avendo il maggior impatto ambientale.
Il ruolo di Arpal
Arpal, in quanto capofila della sottoregione Tirrenica per la realizzazione dei monitoraggi previsti dalla Strategia Marina (Direttiva 2008/56/CE), è in prima linea per la raccolta di dati sulla presenza di plastiche e microplastiche in mare, sui fondali e sulle spiagge.
Dal 2015, i tecnici del Centro del Mare di Arpal sono impegnati nel monitoraggio e nella catalogazione delle particelle di materiale plastico di dimensioni comprese tra 330 micrometri e 5 millimetri sulla superficie del mare in quattro aree della Liguria (Vado Ligure, Punta Mesco, Voltri e Portofino). I prelievi vengono effettuati utilizzando uno speciale retino “manta” a 0.5, 1,5 e 6 miglia dalla costa; il materiale raccolto viene quindi portato in laboratorio per essere analizzato e suddiviso a seconda della forma e del colore.
Secondo i dati raccolti, la quantità di microplastiche nelle acque del mar ligure è in linea con quanto registrato nelle altre regioni italiane, e conferma una contaminazione diffusa. La serie storica dei risultati, dal 2015 ad oggi, mostra un valore di concentrazione che nei mari italiani si attesta su 0,04 microparticelle per m2, ossia 40.000 microparticelle per km2, come riportato nell’annuario dei dati ambientali redatto da ISPRA. Occorre sottolineare che la distribuzione delle microplastiche nelle acque è a macchia di leopardo, con punti di accumulo determinati dall’azione delle correnti marine superficiali e del vento e quindi risulta ancora difficile estrapolare un trend con la base di dati disponibile.
Oltre a registrare la tipologia di item plastico (frammento, filamento, granulo, ecc.) ed il suo colore, parametri di base previsti dai protocolli di monitoraggio europei, i laboratori di ARPAL effettuano un approfondimento analitico, determinando il tipo di plastica dei frammenti raccolti: queste informazioni sono utili per meglio indirizzare le misure e le azioni volte a ridurre questo tipo di contaminazione, sia a livello regionale che nazionale e europeo.
Oltre alle microplastiche, Arpal censisce i macrorifiuti, anche plastici, presenti in altri comparti, tra cui le acque fluviali (alla foce del fiume Magra), alcune spiagge, le acque marine superficiali (nelle stesse aree monitorate per le microplastiche) e i fondali, in aree in cui è presente l’habitat a coralligeno.
Earth Overshoot Day, il 2 agosto la Terra avrà esaurito le risorse del 2023
Strettamente collegato ai danni provocati dall’inquinamento da plastica è il fatto che l’Earth Overshoot Day sia sempre più vicino. Quest’anno sarà il 2 agosto il giorno in cui la Terra avrà esaurito, a livello globale, tutte le risorse naturali a disposizione per il 2023. Nel 2022 l’analoga giornata era stata fissata al 20 luglio.
A comunicarlo è il Global Footprint Network, think tank internazionale, che ogni 5 giugno pubblica la data in cui inizia il “debito ecologico” di quel anno con il Pianeta dopo aver calcolato l’impronta ecologica dell’umanità e la capacità della Terra.
L’Italia aveva già raggiunto il suo Overshoot Day nazionale lo scorso 15 maggio.