Il rumore del porto, l'esperienza di Arpal a Genova
L’esperienza quasi ventennale di Arpal sul tema del rumore ha portato a identificare sei principali fonti emissive portuali che, per la configurazione di Genova, interessano prevalentemente le aree più a monte.
Il tema del rumore, a Genova, è strettamente connesso con un elemento essenziale della vita economica, sociale e della storia cittadina: il porto. Il crescere, lo svilupparsi della città, con le case arroccate non solo lungo la linea della costa ma anche e soprattutto in collina, ha creato l’esigenza di controllare e verificare i rumori prodotti dalle attività portuali.
La legge di riferimento dell’inquinamento acustico è la 447/95, che all’articolo 3 comma 1 prende in considerazione il traffico marittimo e la rumorosità dei singoli natanti; purtroppo gli specifici regolamenti di esecuzione, previsti dall’art 11 comma 1, non sono stati redatti, privando così il paese – e quindi anche l’Agenzia – di indicazioni di dettaglio su come intervenire per risolvere situazioni che possono diventare di oggettivo disagio per la popolazione.
Arpal da circa 20 anni tiene sotto osservazione la rumorosità provocata dalle attività nello scalo genovese, arrivando a definire uno scenario abbastanza stabile.
L’esperienza di analisi pluriennale ha infatti permesso di individuare sei principali sorgenti di rumore: i motori delle navi (compresi gli impianti di ventilazione) durante la fase di ricovero ai moli, gli altoparlanti per le segnalazioni connesse alle operazioni di imbarco-sbarco dei passeggeri del terminal traghetti e turistico, la movimentazione di auto rimorchi e mezzi operativi di trasbordo container. E ancora la movimentazione di container con particolare riferimento agli urti durante il posizionamento, i dispositivi di segnalazione acustica delle gru e dei mezzi operativi e le operazioni di picchettaggio degli scafi nei bacini di carenaggio e non.
I rilevamenti effettuati nelle stesse situazioni a distanza di tempo hanno permesso di ottenere un quadro abbastanza completo della rumorosità immesse sui “ricettori” in una zona spazialmente distribuita per almeno 10 chilometri. Sono emersi, così elementi interessanti.
Ad esempio, il porto di Prà-Voltri evidenzia criticità legate esclusivamente ai motori delle navi in una raggio d’area che va, grossomodo, da Pegli Lido a Palmaro.
Nonostante la mitigazione degli effetti ottenuta anche grazie all’usuale coordinamento con la Capitaneria di Porto, la cui ordinanza sostanzialmente impedisce alle navi di tenere accesi i motori “lato terra”, l’unica soluzione per risolvere un problema che riguarda soprattutto le abitazioni situate in prima collina e che dunque non si affacciano direttamente sull’area portuale, sembra essere l’elettrificazione delle banchine. Va sottolineato che i livelli di rumorosità non sono elevati, ma tali da essere avvertiti dalla popolazione. Per fare un esempio, senza la “schermatura” di palazzi più in basso situati a una distanza in linea d’aria di circa 500 metri dall’area portuale, in queste zone distanti oltre un chilometro dall’emissione, si avverte una rumorosità intorno ai 50 dBA, valore che può comunque offrire, soprattutto a notte inoltrata, fonte di disturbo soggettivo.
Per quanto riguarda il porto di Genova, invece, emerge un altro aspetto. Salvo l’eccezione delle abitazioni vicine all’area portuale del quartiere del Molo, le altre aree residenziali vicine alle banchine sono da esse separate dalla presenza di vie di comunicazione ad intenso traffico veicolare o da percorsi ferroviari. Ecco perché accade che le zone più disturbate dal rumore siano quelle “a monte”, in quota rispetto all’area portuale. In tali quartieri, con clima acustico più attenuato, è possibile avvertire in particolari circostanze il rumore prodotto dai generatori navali. Solo due zone non sono “schermate” dalla rumorosità delle strade adiacenti: una è quella vicina alle Riparazioni Navali, l’altra quella dove vengono movimentati gli autoarticolati del Terminal Traghetti.
I numeri: nelle aree portuali i valori di livello equivalente non sono superiori a 80dBA mentre nelle zone vicine al porto ma da esso separate per mezzo di infrastrutture viarie, queste producono una rumorosità tale (circa 70 dBA) da rendere quasi inavvertibile quella prodotta sulle banchine.