L'esperienza dei geologi Arpal nei luoghi del terremoto
«Nessuna foto o video rende l’idea della devastazione di questi luoghi, ancora scossi dallo sciame sismico. L’aspetto più impressionante, tuttavia, arriva alla sera, quando torni a mangiare alla mensa dopo la giornata passata sul campo. Allora incontri le persone del posto, realizzi che fino a poco tempo fa vivevano dove ora sono solo macerie e terra, e la tragedia del terremoto passa dalla dimensione materiale a quella umana».
Francesco Di Ceglia e Gianluca Beccaris sono i due geologi Arpal che hanno lavorato per una settimana nel centro Italia.
Protezione civile ha chiamato e il Sistema nazionale di protezione dell’ambiente ha risposto “presente”, sotto il coordinamento di Ispra, l’Istituto superiore per la ricerca e l’ambiente, che ha sondato le disponibilità fra le diverse Agenzie e scelto i tecnici di Liguria e Lombardia.
«Abbiamo operato in quasi tutta la Valle del Tronto: Accumoli, Arquata del Tronto e Pescara del Tronto. Non siamo intervenuti ad Amatrice perché già verificata da altri colleghi di Ispra, ma immagino che la distruzione che avremmo potuto trovare sarebbe stata analoga a quella che abbiamo, nostro malgrado, toccato con mano».
Tre, fondamentalmente, i lavori portati avanti dalla squadra genovese: la verifica dei danni infrastrutturali, la viabilità provinciale e comunale, segnalati dagli enti locali, quella dell’inventario dei fenomeni franosi già censiti e l’avvio della rivisitazione della microzonazione sismica di dettaglio.
Nel primo caso, più utile ai fini del ripristino “immediato” della situazione, i nostri colleghi hanno dovuto individuare, principalmente sulle strade, gli effetti del terremoto in termini di frane, spostamenti del suolo e fessurazioni: avere vie di transito “sicure” e affidabili è indispensabile per risolvere le emergenze e iniziare la ricostruzione.
«Le onde sismiche si propagano nel terreno, con vere e proprie direttrici, massimi e minimi. L’energia si è sprigionata seguendo traiettorie ben precise, proprio laddove sembra si siano verificati i danni peggiori. Il “rumore” del terremoto è prodotto proprio da queste onde, che dal terreno passano all’aria, comprimendola e producendo il tipico rombo e, in alcuni casi, il suono di una vera e propria esplosione”.
Proprio l’impatto del terremoto sulle frane già censite è stato l’obiettivo del secondo compito: l’Iffi-Inventario dei fenomeni franosi è un database con quasi mezzo milione di frane identificate in tutta Italia. I nostri colleghi hanno ispezionato le frane già identificate nella zona, valutando effetti ed eventuali riprese di movimenti.
Decisamente più a lungo termine, infine, il lavoro propedeutico alla microzonazione sismica di dettaglio.
«È uno degli obiettivi specifici di Ispra. Sul terreno ci sono zone stabili, zone ad alta suscettibilità sismica, zone ad amplificazione del sisma. Abbiamo gli strumenti e le competenze per svolgere un’accurata ricerca, possiamo arrivare al dettaglio utile per ricostruire correttamente, e per intervenire sul costruito in maniera efficace».
Una volta impostato il metodo di lavoro anche sui luoghi interessati dal terremoto, si tratterà di portarlo avanti in maniera omogenea, operando come già si sta facendo in altre parti di Italia. Un compito che sembra ritagliato su misura per i tecnici del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente.