Microplastiche, anche Arpal al lavoro per un protocollo analitico nazionale
Sotto l’egida del Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità (l’ISS), sta costituendo un gruppo di lavoro che possa contribuire all’elaborazione di un protocollo analitico nazionale per la determinazione e la caratterizzazione delle microplastiche presenti nelle acque destinate al consumo umano. Un’esigenza legata alla definizione, da parte della Commissione Europea, entro il 2024, di una metodologia unitaria secondo i dettami della Direttiva UE 2020/2184.
A questo gruppo di lavoro parteciperanno esperti di diverse Agenzie per l’Ambiente e di Ispra: per Arpal, da tempo impegnata in questo tipo di attività, sarà coinvolto Riccardo Narizzano, Dirigente del Laboratorio Settore Chimica Organica e Analisi Fisiche.
Per le analisi e il monitoraggio delle microplastiche Arpal utilizza strumentazione all’avanguardia, come il microscopio all’infrarosso e il microscopio Raman. L’utilizzo delle tecniche analitiche di elezione per l’analisi di materie plastiche come la spettroscopia infrarossa e Raman, unite a tecniche microscopiche avanzate, ci permette infatti di rilevare frammenti di microplastiche fino alle dimensioni del micron. Va anche sottolineato come, al momento, non esistano invece sia tecniche analitiche efficaci per il controllo routinario delle nanoplastiche sia, soprattutto, metodi di campionamento.
L’utilizzo di strumenti così avanzati testimonia il rilievo che l’Agenzia pone nei confronti di questo tema, i cui numeri, su scala mondiale, sono esemplificativi del problema: infatti, nel 2015 la quantità di rifiuti di plastica ritrovata nell’ambiente era di 4.9 miliardi di tonnellate (circa il 60% di tutta la plastica fino ad oggi prodotta). Recenti proiezioni stimano che, nel 2050, la quantità di rifiuti plastici nell’ambiente, se la produzione e le modalità di utilizzo non varieranno, salirà a 12 miliardi di tonnellate. *
Va detto che una parte considerevole della plastica prodotta ogni anno viene dispersa nell’ambiente marino, con un accumulo stimato nel 2015 intorno ai 250 milioni di tonnellate. **
E proprio in quest’ottica Arpal è capofila per il Mediterraneo Occidentale della Marine Strategy, che si occupa di questo importante argomento e, dal 2015, è impegnata, con i tecnici del Centro del Mare, nel monitoraggio e nella catalogazione delle microplastiche presenti in acqua e non solo. La loro provenienza può essere molto diversa, sia da un punto di vista geografico che temporale (può, ad esempio, trattarsi di brandelli di oggetti gettati anche anni prima in luoghi molto lontani da quelli del ritrovamento). I campionamenti vengono effettuati ogni sei mesi in quattro punti (Vado Ligure, Punta Mesco, Voltri, Portofino); nelle scorse settimane è stato effettuato il primo “giro” di monitoraggio per il 2022.
Stanno, comunque, crescendo gli studi sulla presenza di microplastiche nell’aria e nell’uomo; si tratta, per ora, di un numero non consistente di pubblicazioni e lavori ma che rappresentano un segnale dell’importanza che la comunità scientifica internazionale assegna a questo tema.
* Geyer, R.; Jambeck, J. R.; Law, K. L. Production, Use, and Fate of All Plastics Ever Made. Science Advances 2017, 3 (7), No. e1700782.
** Cózar, A.; Echevarría, F.; González-Gordillo, J. I.; Irigoien, X.; Úbeda, B.; Hernández-León, S.; Palma, A. T.; Navarro, S.; Garcia-de-Lomas, J.; Ruiz, A.; Fernandez-de-Pelles, M. L.; Duarte, C. M. Plastic debris in the open ocean. Proc. Natl. Acad. Sci. U. S. A. 2014, 111 (28), 10239−10244.