Mezzo quintale di mitili nel porto di Genova
Nei giorni scorsi alcuni tecnici del settore mare di Arpal - Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente ligure e di Ispra - Istituto superiore per la ricerca e l’ambiente, hanno "affondato" nel porto di Genova tre gabbie metalliche contenenti ciascuna circa 15 kg di mitili vivi, prelevati direttamente dagli impianti della Spezia.
I mitili verranno recuperati dopo circa un mese di permanenza nelle acque portuali, per essere sottoposti ad analisi di bioaccumulo e test sui biomarkers.
I risultati ottenuti, integrati con analisi sui sedimenti e sulla colonna d'acqua, verranno elaborati - con l'ambizioso obiettivo di individuare un indice integrato per la valutazione della qualità delle acque portuali - mediante l'impiego del software Sediqualsoft®(marchio registrato a nome di Ispra e Università Politecnica delle Marche), attualmente utilizzato per la classificazione e gestione dei sedimenti dragati (D.M. 173/16).
L'azione si svolge nell'ambito del progetto Geremia (GEstione dei REflui per il MIglioramento delle Acque portuali), che - integrandosi con le azioni del progetto Sedriport - mira a fornire un contributo alla protezione e al miglioramento delle acque marine dei porti, attualmente escluse dai programmi di monitoraggio previsti dalla normativa in vigore.
Il porto di Genova, insieme a quello di La Spezia, Olbia e Tolone, è stato scelto quale area di studio di Geremia. Arpal, contribuirà allo svolgimento del progetto in collaborazione con Ispra, e si occuperà della ricerca dei composti organici (IPA, PCB, composti organostannici e pesticidi organo-clorurati) su sedimenti e mitili.
Il progetto Geremia è stato finanziato nell'ambito del II Avviso del Programma Interreg Italia-Francia Marittimo 2014-2020; mira a ridurre il rischio di inquinamento da reflui e i possibili impatti sugli ambiente marino circostante, mediante la predisposizione di un piano congiunto di gestione della qualità̀ delle acque portuali.
I risultati ottenuti dalle analisi condotte sui mitili posizionati nelle tre stazioni di biomonitoraggio installate a Genova potranno contribuire a raggiungere questo delicato obiettivo.