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NEWS - (Bio)monitoraggio acque superficiali

Venerdì, 27 Luglio 2012

Segnali di sofferenza nei torrenti liguri

I temporali che in questi giorni potranno interessare la Liguria contribuiranno solo in parte ad alleviare la situazione di sofferenza idrica nei nostri torrenti. Negli ultimi tempi, infatti, i tecnici dell’Agenzia per l’Ambiente, impegnati anche nel monitoraggio dei corsi d’acqua, hanno riscontrato una situazione diffusa di calo del livello dell’acqua, e devono programmare opportunamente le uscite sul territorio per non imbattersi in stazioni “asciutte”.

«Alcuni affluenti dello Scrivia, così come quelli dell’Entella, sono stati assorbiti dal materasso alluvionale, e in superficie possono presentare vere e proprie secche» spiega Silvio Gaiter, responsabile del ciclo delle acque di Genova. «Ci siamo imbattuti in scenari insoliti, ad esempio sul Vobbia o sul Lavagna, che non avevamo riscontrato negli ultimi anni. In alcuni punti del torrente l’acqua sparisce letteralmente nel nulla, per poi ripresentarsi più a valle. E, di conseguenza, ne risente tutto l’ambiente circostante». Come nel caso della crescita eccessiva di alghe e vegetazione, con la formazione di necromasse marcescenti favorite dalla concentrazione anomala di nutrienti, non diluiti dal normale scorrimento delle acque.

Due le spiegazioni per questo tipo di fenomeno: un fattore antropico, con i prelievi di quantità d’acqua che variano sensibilmente in relazione ai rii monitorati, e un fattore meteorologico, che sta facendo registrare una variazione di precipitazione, rispetto alla media climatologica trentennale del periodo maggio-giugno-luglio, di -70 mm. E le previsioni non inducono all’ottimismo, visto che dopo la parentesi del fine settimana dovrebbe tornare l’alta pressione.

Fra le curiosità relative ai torrenti, ecco la “variazione” di classificazione di alcuni corsi d’acqua più o meno significativi: ad esempio il Bisagno, che dovrebbe essere un fiume perenne, per diversi mesi l’anno in alcuni tratti ha un andamento intermittente.

Il monitoraggio delle acque superficiali: l’importanza dei bioindicatori

«Il monitoraggio delle risorse idriche – precisa Tiziana Pollero, riferimento dell’attività ispettiva e istruttoria di Arpal – non si effettua soltanto con strumenti di misura quali pH-metri o rilevatori di portata, o in laboratorio con l’analisi chimico-fisica dei campioni d’acqua prelevati. La normativa europea ha giustamente valorizzato i bioindicatori, e il monitoraggio sulle 96 stazioni della Liguria deve essere portato a compimento entro il 2014».

Ecco che libellule, larve di insetti e un’altra infinità di organismi più o meno visibili, solitamente sconosciuti ai più, diventano preziosi alleati nella conoscenza dello stato di salute dei corsi d’acqua liguri: risentono delle condizioni dell’acqua e in caso di inquinamento spariscono o si riducono a qualche specie dominante.

«Come bioindicatore prendiamo in considerazione anche la flora – prosegue Tiziana Pollero – partendo dalle diatomee, alghe unicellulari alla base della catena alimentare, per arrivare fino a muschi, felci o altre piante superiori. Una variegata biodiversità è sintomo di un ambiente naturale in buone condizioni».

L'obiettivo prioritario è quello di valutare la qualità dell’ambiente e fornire al livello decisionale gli elementi per definire gli interventi per mantenere il buono stato delle acque superficiali, prevenire il loro deterioramento, proteggere e migliorare le condizioni degli ecosistemi acquatici, delle zone umide ad essi collegati e degli ecosistemi terrestri, in considerazione della loro necessità di acqua.

 

Un esempio di bioindicatore: la pulce d’acqua

Il suo nome scientifico è Daphnia magna, ma è conosciuta dai più come pulce d’acqua. Si tratta di un minuscolo crostaceo che filtra parte del materiale organico presente nelle acque dolci. Il suo ciclo di vita piuttosto breve e le modalità di riproduzione per partenogesi – cioè senza fecondazione dell’uovo – rendono questo piccolissimo organismo un bioindicatore ideale, utilizzato nei laboratori di tutto il mondo per determinare la presenza di inquinamento nei campioni di acqua.

Anche Arpal usa per le sue analisi diverse colonie di questo crostaceo, formate esclusivamente da esemplari femminili.

«Le nostre pulci prediligono vivere in un’acqua minerale di una specifica marca – raccontano i biologi del laboratorio di Genova - che deve essere ad una temperatura di circa 20 gradi; le nutriamo tre volte alla settimana con alghe unicellulari e lievito di birra».

Le daphnie vengono suddivise in tre gruppi a seconda dell’età, e nelle analisi vengono utilizzati solo gli esemplari più giovani: dopo averli lasciati un certo numero di ore nel campione, si valuta la motilità di zampe e antenne.  

Genova, 27/07/2012

 

 

 

 

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