Posidonia a San Michele di Pagana
“Da zero a otto metri, affiorano aiuole di posidonia con le foglie lunghe una ventina di centimetri. Più in profondità, il sedimento ha ricoperto tutto”. Il biologo Paolo Moretto è uno degli specialisti del gruppo sub di Arpal che nei giorni scorsi si è immerso a San Michele di Pagana per testare una nuova strumentazione sperimentale.
E, nonostante la visibilità fosse limitata a pochi metri, lo spettacolo che è apparso in oltre un’ora di immersione non è stato incoraggiante. “Come ci aspettavamo, la mareggiata di fine ottobre ha lasciato il segno - prosegue il dott. Moretto, impegnato nella baia di San Michele di Pagana insieme ad altri tecnici di Agenzia e ad alcuni ricercatori dell’università di Pisa - abbiamo avvistato catene aggrovigliate e altro materiale trascinato dalla furia del mare sul fondale”.
La Posidonia oceanica è una pianta verde spesso erroneamente indicata come alga, che con le sue radici svolge un’importante funzione anti-erosiva del litorale; inoltre, fra le sue lunghe foglie verdi, trova riparo una grande quantità di animali.
La Strategia Marina, di cui Arpal è capofila per il Mediterraneo occidentale, e il testo unico ambientale 152/2006 prevedono che lo stato di salute delle praterie di posidonia - alcune addirittura plurisecolari - venga monitorato sistematicamente lungo tutta la costa: è uno degli indicatori di buona qualità ambientale.
Arpal e università di Pisa stanno collaborando per la messa a punto di un nuovo sistema di acquisizione immagini in alta definizione che potrà essere utilizzato nei programmi di monitoraggio dopo l'opportuno periodo di test sperimentazione e verifica, per rendere più rigorosa la raccolta dati, grazie a Gps, fotocamere ultra hd e programmi di ricostruzione grafica: l’obiettivo è ottenere immagini tridimensionali su cui poter lavorare, confrontabili in maniera rigorosa anche attraverso elaborazioni automatiche.