Campi elettromagnetici
Le frequenze dei campi elettromagnetici
In base alla frequenza le radiazioni generate da un campo elettromagnetico si distinguono in:
- Radiazioni ionizzanti, con frequenze maggiori di 300 GHz (raggi ultravioletti, raggi X e raggi gamma) che, per la loro elevata energia sono in grado di rompere i legami molecolari delle cellule e possono indurre mutazioni genetiche.
- Radiazioni non ionizzanti, con frequenza compresa tra 0 e 300 GHz, non possiedono energia sufficiente per rompere i legami molecolari delle cellule e producono principalmente effetti termici. Tra le radiazioni non ionizzanti si distinguono per importanza applicativa:
- Frequenze estremamente basse (ELF - Extra Low Frequency) pari a 50-60 Hz, la cui principale sorgente è costituita dagli elettrodotti, che trasportano energia elettrica.
- Radiofrequenze (RF - Radio Frequency) comprese tra 300 KHz e 300 MHz. Le principali sorgenti sono costituite dagli impianti di ricetrasmissione radio/TV;
- Microonde con frequenze comprese tra 300 MHz e 300 GHz. Le principali sorgenti di microonde sono costituite dagli impianti di telefonia cellulare e dai ponti radio.
L'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici, generati sia da antenne che da elettrodotti, è una tematica che nell'ultima decina di anni ha avuto sempre più risalto. Ciò è dipeso principalmente dalla proliferazione degli impianti per telefonia cellulare, ormai presenti in tutti i centri abitati della Liguria (di tutta Italia, per la verità). L'incremento numerico di questi impianti, è stato particolarmente significativo nei primi anni del nuovo millennio, ma resta tuttora importante a causa del consolidamento delle reti UMTS. Sono inoltre alle porte nuove tecnologie che necessiteranno di proprie reti di impianti per la diffusione del segnale radio (si pensi ad esempio alla realizzazione di reti wireless metropolitane). Il livello di attenzione continua, quindi, a rimanere elevato sia per gli impianti a radiofrequenza, che per gli elettrodotti.
I controlli e il monitoraggio
Arpal garantisce l'attività di controllo, in sede di istruttoria tecnica relativa alla modifica o all'installazione di tutti gli impianti radio-televisivi, di telefonia mobile o elettrodotti (L.R. 41/99 art. 72 novies) e con il monitoraggio.
In sintesi, la normativa regionale (L.R. 41/99 e L.R. 16/08) pone in capo ai Comuni i provvedimenti relativi all'installazione o modifica di impianti a radiofrequenza.
Sono invece di competenza delle Province o dello Stato le autorizzazioni per la costruzione ed esercizio di elettrodotti ad Alta tensione.
In entrambi i casi il ruolo di Arpal è quello di dare un parere tecnico-ambientale che sarà utilizzato dalle Amministrazioni competenti per l'eventuale autorizzazione dell'impianto.
Arpal effettua periodiche misure di campo elettromagnetico su tutte le tipologie di impianti, con particolare enfasi alle emissioni delle stazioni Radio Base per telefonia cellulare.
A titolo oneroso Arpal può effettuare su richiesta misurazioni o valutazioni specifiche aggiuntive rispetto alla periodicità minima.
La richiesta di verifica per gli impianti di teleradiocomunicazioni deve essere inviata al Comune o al presidio provinciale Arpal territorialmente competente (via lettera, mail o fax) e per conoscenza al Comune. Se si tratta di emissioni elettromagnetiche di un elettrodotto la richiesta deve essere inviata alla Provincia o al presidio provinciale Arpal territorialmente competente (via lettera, mail o fax) e per conoscenza alla Provincia.
Per le stazioni radio base (SRB) ovvero gli impianti della telefonia mobile che ricevono e ritrasmettono i segnali dei telefoni cellulari, Arpal fornisce informativa al pubblico per iter autorizzativo e controlli.
Ad Arpal è anche assegnato il compito di realizzare e aggiornare, per conto della Regione, il catasto delle sorgenti fisse di inquinamento elettromagnetico, sulla base della documentazione richiesta dalla legge sia per gli impianti esistenti che per l'installazione degli impianti nuovi.
Il 5g
Il 5G (quinta generazione) è il più moderno standard di trasmissione per impianti di telefonia mobile: ottimizza le tecniche di comunicazione cellulare, basate su onde elettromagnetiche, particolari “mezzi di trasporto” dell’informazione che - per inciso - si attenuano con il quadrato della distanza rispetto all’antenna.
Il loro utilizzo in Italia è regolato dal Piano Nazionale delle frequenze: quello nuovo, approvato nel 2018, riduce la banda destinata alle trasmissioni televisive a favore dei nuovi sviluppi delle reti di comunicazione mobile (5G appunto)
Il 5G è basato su una modalità di accesso alla risorsa radio parzialmente diversa rispetto ai precedenti standard per telecomunicazione. Anziché generare un campo elettromagnetico continuo, le antenne 5G emettono segnali dinamici, cioè modellati in funzione della quantità e tipologia di utenti presenti in una determinata area.
Quando non serve, non emettono; quando serve poco, emettono poco, quando serve tanto, emettono tanto. Oggi invece le antenne emettono in maniera statica per garantire il servizio al bordo della cella telefonica.
Al 5G sono state assegnate tre bande di frequenze, alcune finora non utilizzate per la telefonia mobile. La più bassa è intorno ai 700 MHz, attualmente occupata dal segnale TV; poi un canale fra i 3600 - 3800 MHz, dello stesso ordine di grandezza delle frequenze utilizzate nel 4G; infine quello più elevato fra i 26500 – 27500 MHz, di seguito “banda 26 GHz” (1 GHz = 1000 MHz), che in Italia non è stato ancora usato e non verrà utilizzato prima di qualche anno.
Le onde elettromagnetiche della banda 26 GHz, impropriamente indicate come onde millimetriche (in realtà, con onde millimetriche di solito riguardano una porzione di spettro più alta, tra i 30 ed i 300 GHz), saranno utilizzate per mettere in comunicazione gli oggetti, non per le telefonate fra persone.
La normativa italiana per la diffusione del 5G prevede per i gestori degli obblighi di copertura territoriale piuttosto articolati, orientati al superamento del “digital divide”: permettere a tutte le località italiane di avere una buona ricezione.
Ad esempio, per la frequenza 700 MHz i gestori devono rendere la tecnologia utilizzabile per almeno l'80% della popolazione nazionale entro 3 anni dalla disponibilità delle frequenze (che avverrà entro luglio 2022); dovranno essere serviti tutti i comuni con più di 30.000 abitanti e tutti i capoluoghi di provincia. Entro il 2026-2027, i gestori dovranno garantire la copertura del 99,4% della popolazione nazionale, comprendendo in quest'ultimo numero almeno il 90% della popolazione dei 120 comuni che si trovano in "digital divide".
Per l'installazione degli impianti dovranno essere rispettate le normative in materia di edilizia, urbanistica e di protezione della popolazione dall'esposizione ai campi elettromagnetici, in Italia più stringenti di un ordine di grandezza rispetto al resto d’Europa.
Le attività di Arpal in tema di campi elettromagnetici non cambiano per il 5G: è sempre presente una fase di valutazione preventiva (un parere tecnico sul rispetto dei limiti, prima dell'istallazione dell'impianto o della realizzazione della sua modifica) e una successiva fase di controllo in condizioni di esercizio.
Secondo la normativa vigente, infatti, l'istallazione e la modifica di impianti di telecomunicazione (antenne di telefonia mobile, impianti radiotelevisivi, ecc.) è soggetta a un preciso iter autorizzativo da parte di Arpa e Comune competente. In particolare, deve essere sempre garantito il rispetto dei limiti e dei valori di riferimento del campo elettromagnetico definiti dalla normativa per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettromagnetici, che nel caso di luoghi con permanenza superiore alle 4 ore è di 6 volt/metro.
Infine, i gestori di telefonia sono tenuti a presentare - ai Comuni e alle Agenzie ambientali - piani annuali di localizzazione di nuovi impianti e di modifica di impianti esistenti entro il 30 novembre di ogni anno.
Per quanto riguarda le valutazioni teoriche di impatto elettromagnetico necessarie per esprimere pareri preventivi all’installazione dei nuovi impianti, il Sistema Nazionale di Protezione Ambientale (SNPA), attraverso un apposito gruppo di lavoro formato da tecnici esperti di ogni parte d’Italia, ha predisposto un documento di indirizzo basato sulla norma tecnica IEC TR 62669:2019 recepita a luglio del 2019 dal CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano).
Arpal è già in grado di controllare le prime due bande elettromagnetiche utilizzate dal 5G (quella a 700 MHz e quella intorno ai 3.7GHz), mentre si sta attrezzando con la strumentazione necessaria per la banda 26 GHz (che comunque non sarà utilizzata ancora per qualche anno).
Gli impianti di telecomunicazione
Gli impianti di trasmissione e ricezione per la diffusione delle trasmissioni radiofoniche e televisive trasmettono onde radio con frequenze comprese tra alcune centinaia di kHz e alcune centinaia di MHz. A partire da pochi metri di distanza dalle antenne si genera un'onda in cui il campo elettrico e quello magnetico variano insieme. Si può così utilizzare indifferentemente l'unità di misura del campo elettrico (V/m) o quella del campo magnetico (A/m). Questi impianti servono generalmente un'area molto vasta e sono posizionati su dei rilievi, normalmente lontani dai centri abitati, che godono di una buona vista sull'area servita.
La telefonia cellulare utilizza onde radio con frequenza che varia tra i 900 Mhz e i 2100 Mhz, un po' più alta, ma non sostanzialmente diversa da quella degli impianti di tipo televisivo. Ogni stazione però copre in questo caso un'area molto ridotta: infatti il numero di telefonate che l'impianto riesce a supportare contemporaneamente è limitato. E' quindi necessario che il numero di utenti all'interno dell'area servita non sia troppo elevato per evitare congestioni di traffico. Le stazioni radio base (è questa la denominazione tecnica dei "ripetitori dei telefonini") sono equipaggiate con antenne che dirigono la poca potenza impiegata soprattutto verso gli utenti lontani, quindi in orizzontale. L'intensità delle onde dirette verso il basso è quindi molto limitata perciò nelle aree sotto le antenne non si trovano mai livelli elevati di campo elettromagnetico.
L'Ente competente nell'autorizzazione dell'installazione e/o modifica di queste tipologie di impianti è il Comune (L.R. 16/08).
La normativa vigente (D.P.C.M. 8 luglio 2003) identifica il limite di esposizione, il quale non può essere superato, in relazione alla frequenza d'esercizio. Per gli impianti sopradescritti tale limite è di 20 V/m.
Il valore di 6 V/m non va invece oltrepassato nel caso di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere, e loro pertinenze esterne, che siano fruibili come ambienti abitativi quali balconi, terrazzi e cortili esclusi i lastrici solari.
L'art. 27 della L.R. 16/08 stabilisce inoltre che in Liguria i gestori, a 30 giorni dall'attivazione dell'impianto, devono inviare al Comune territorialmente competente ed ad Arpal una relazione nella quale dovranno essere indicati i valori di campo elettromagnetico realmente presenti nei punti considerati maggiormente significativi. Arpal ha quindi il compito di confrontare la parte previsionale con quella reale e verificare la congruità dei valori dichiarati entro 30 giorni.
COMUNICAZIONE AI GESTORI DI IMPIANTI DI TELECOMUNICAZIONE
A seguito della pronuncia della Corte Costituzionale, nella sentenza n. 272/2010, a riguardo dell'illegittimità costituzionale degli articoli della normativa regionale della Toscana relativi al pagamento degli oneri per lo svolgimento di controlli di Arpa Toscana sugli impianti di telefonia mobile, la Regione Liguria ha comunicato che, alla luce delle considerazioni sostenute dalla Corte, per le Regioni vige il divieto di imporre, per i servizi di comunicazione elettronica ex D.Lgs. 259/2003, oneri o canoni non stabiliti per legge statale. Sulla base di tutto quanto sopra esposto, si comunica che, pertanto, non saranno più dovuti oneri aggiuntivi non stabiliti per legge statale.
Gli elettrodotti
L'energia elettrica viene trasportata dai centri di produzione alle case, alle industrie e agli altri destinatari per mezzo di elettrodotti che lavorano con tensioni di intensità variabile fino a 380.000 V (380 kV).
Con il termine elettrodotto si intende "l'insieme delle linee elettriche, delle sottostazioni e delle cabine di trasformazione" (Legge Quadro 36/2001, sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici).
Esiste una grande varietà di tipologie di elettrodotti, che differiscono per funzione (trasporto, distribuzione, trasformazione della tensione), tecnica costruttiva (elettrodotti aerei o interrati, a semplice o a doppia terna, etc.) e tensione di esercizio.
Sulla base di quest'ultima è possibile individuare impianti a:
- altissima tensione: 220 - 380 kV
- alta tensione: 40 - 150 kV
- media tensione: 10 - 30 kV
- bassa tensione: 0,22 - 0,38 kV
La loro frequenza è sempre di 50 Hz: a questa frequenza l'intensità del campo elettrico (V/m) e quella del campo magnetico (µT) sono indipendenti.
I livelli di campo elettrico sono stabili nel tempo in una data posizione spaziale. Il campo elettrico è facilmente schermabile da parte di materiali quali legno o metalli, ma anche alberi o edifici.
L'intensità del campo magnetico dipende dalla corrente che circola nei conduttori, aumentando al crescere della corrente trasportata. L'intensità del campo magnetico è assai variabile nell'arco della giornata, perché strettamente correlata alla richiesta di energia elettrica da parte degli utenti. Il campo magnetico è difficilmente schermabile.
L'ente competente nell'autorizzazione dell'installazione e/o modifica di elettrodotti non facenti parte delle reti energetiche nazionali è la Provincia (L.R. 16/08).
Il ruolo di ARPAL, secondo la L.R. 16/08, è quello di dare un parere tecnico-ambientale che costituirà parte integrante dell'autorizzazione della Provincia. ARPAL quindi verifica il rispetto della normativa vigente in materia di esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici.
Al fine di mantenere le dovute distanze di sicurezza fra le linee dell'alta tensione e le abitazioni, la normativa vigente (DPCM 8 luglio 2003) individua tre tipologie di limiti:
-
limite di esposizione: 100 µT (induzione magnetica) e 5 kV/m (campo elettrico);
-
valore di attenzione (nelle aree gioco per l'infanzia, in ambienti abitativi, in ambienti scolastici e nei luoghi adibiti a permanenza non inferiore alle 4 ore giornaliere): 10 µT;
-
obiettivo di qualità (nella costruzione di nuovi elettrodotti in corrispondenza delle zone adibite a permanenza non inferiore alle 4 ore giornaliere e/o nella progettazione di nuove aree "residenziali" in vicinanza di elettrodotti già esistenti): 3 µT.
Il wireless
Il sistema Wi-Fi è un sistema di comunicazione Wireless (senza fili) a larga banda dedicato alla trasmissione radio di dati e all´accesso veloce ad Internet. In una prima fase, tale tecnologia è stata applicata in ambiti limitati di utilizzo (all´interno di stabilimenti industriali, aeroporti, stazioni ferroviarie, centri commerciali ed alberghieri, spazi adibiti a fiere ed altri punti di ritrovo pubblici); attualmente le soluzioni basate sul wi-fi si stanno diffondendo anche alle aree in ambiente esterno (piazze, porzioni di centri abitati).
Il sistema Wi-Fi opera nella banda di frequenza compresa tra 2400 e 2483.5 MHz ed utilizza antenne con potenze in ingresso estremamente ridotte. L´impatto elettromagnetico e visivo di questa tipologia di apparati è pertanto assai limitato.
I gestori di impianti Wifi che non siano ad uso domestico o privato, ai sensi dell'art. 27 della L.R. 16/08, hanno l'obbligo di comunicare ad ARPAL e al Comune territorialmente competente i dati relativi all'impianto (frequenza, potenza irradiata dall'antenna e localizzazione) almeno 30 giorni prima dell'installazione.
Referente: Massimo Valle - U.O. Fisica Ambientale
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