Recuperata la boa ondametrica di Capo Mele
Lo scorso sabato è stata recuperata la boa ondametrica di Capo Mele grazie alla collaborazione tra Arpal e la Capitaneria di Porto.
Le operazioni sono iniziate la mattina e hanno coinvolto le motovedette della Guardia Costiera di Loano e il 5° Nucleo Operatori Subacquei della Guardia Costiera di Genova. Il personale ha curato il disormeggio della boa principale, il traino a riva, l’alaggio e la successiva messa in mare della boa sostitutiva.
Unica nel suo genere nel Mar Ligure, la boa di Capo Mele è uno strumento fondamentale – ma delicato – per la misura diretta dei parametri utili alla navigazione, alla meteorologia, alla modellistica, agli studi climatologici e al monitoraggio dell’erosione costiera. In Italia le boe ondametriche sono solo 18: quella ligure e quella dell’Emilia-Romagna sono le uniche gestite a livello regionale.
Posizionata circa tre miglia al largo di Capo Mele, la boa rileva altezza e periodo dell’onda, direzione e intensità delle correnti fino a 80 metri di profondità, temperatura del mare e dell’aria, velocità e direzione del vento e umidità.
“La boa è uno strumento oceanografico costruito in Norvegia – ha ricordato Francesca Giannoni, responsabile del Centro Meteo Arpal – e ogni intervento di riparazione deve avvenire presso la casa madre. Ringrazio la Capitaneria di Porto, fino all’Ammiraglio Ranieri, per il supporto che ci ha permesso di accelerare i tempi verso il ripristino delle misure”.
Per garantire continuità alle informazioni, Arpal utilizza strumenti alternativi quando possibile.
Nel progetto Seastemar è in corso una sperimentazione per tarare gli accelerometri – nati per la sismologia – così da misurare l’altezza d’onda.
Per la temperatura superficiale del mare, inoltre, vengono utilizzati i dati satellitari del Copernicus Marine Environment Monitoring Service (CMEMS): uno studio recente ha evidenziato una buona corrispondenza con le misure della boa.

