Tornano le velelle sulle spiagge liguri
Con la primavera sono ripresi gli avvistamenti di velelle lungo le coste liguri. Negli ultimi giorni, infatti, le segnalazioni sono arrivate in particolare dal Ponente della regione; ma la presenza di questi organismi è molto frequente nei nostri mari.
Di cosa si tratta? La “Velella velella” (detta anche “barchetta di San Pietro”) è una parente stretta delle meduse, per la precisione un idrozoo che forma colonie di polipi galleggianti. È caratterizzata dal colore blu, che le fornisce una schermatura alla luce ultravioletta, e da una piastra chitinosa con la caratteristica "vela" sopra. Il diametro di una velella è di pochi centimetri, ma l’aggregazione tra diverse unità forma grandi chiazze bluastre che si estendono sulla superficie marina anche per chilometri.
Il colore e la formazione di questi agglomerati a volte inducono l’osservatore a credere che queste chiazze siano in realtà macchie di petrolio. Il successivo spiaggiamento a riva provoca, invece, odori sgradevoli come tutti gli organismi in decomposizione.
La Velella velella, nonostante possieda cnidocisti (organi urticanti), non è urticante.
Arpal non ne studia ecologia o biologia, ma la monitora nell’ambito delle attività legate alla Strategia Marina, una Direttiva comunitaria che si basa su un approccio integrato e si propone di diventare il pilastro ambientale della futura politica marittima dell’Unione Europea.
La Direttiva infatti pone come obiettivo agli Stati membri di raggiungere entro il 2020 il buono stato ambientale (GES, “Good Environmental Status”) per le proprie acque marine. Ogni Stato deve quindi, mettere in atto, per ogni regione o sottoregione marina, una strategia che consta di una “fase di preparazione” e di un “programma di misure”.
La Direttiva ha suddiviso le acque marine europee in 4 regioni: Mar Baltico, Oceano Atlantico nordorientale, Mar Mediterraneo e Mar Nero, e per alcune di queste ha provveduto ad un’ulteriore suddivisione individuando delle sotto-regioni.
Nel Mediterraneo sono state individuate tre sub-regioni:
a) il Mediterraneo occidentale (di cui Arpal è capofila e coordina tutte le attività)
b) il mar Adriatico
c) il mar Ionio e Mediterraneo centrale.
Tale monitoraggio ha cadenza bimestrale lungo 4 transetti localizzati tra 3 e 12 miglia nautiche dalla costa davanti a Vado ligure, Genova Voltri, Portofino e Punta Mesco. In caso di avvistamento, gli operatori Arpal hanno il compito di annotare coordinate, data e ora, condizioni meteo-marine, specie osservate, abbondanza, densità e tipo di aggregazione.
I dati raccolti vengono quindi trasmessi al Ministero dell'Ambiente unitamente agli altri parametri rilevati.