Amianto naturale
Col termine amianto vengono indicati numerosi silicati naturali fibrosi, che cristallizzano in forma di fibre lunghe e generalmente flessibili, che possono facilmente separarsi in fibre estremamente sottili e sono caratterizzati dalla resistenza alla trazione, alla corrosione ed al fuoco. I minerali che si trovano in natura sono divisi, in funzione della loro struttura cristallina, in due gruppi: serpentini e anfiboli. La normativa italiana (D.Lgs. 277/91, art. 23) considera amianto esclusivamente sei silicati fibrosi: il crisotilo, che viene normalmente chiamato “amianto di serpentino” e altri cinque che sono detti “amianti di anfibolo”. La Legge 257/92 ha messo al bando l'amianto, ma non ha risolto i problemi legati alla presenza dell'amianto in natura e/o all'utilizzo dei materiali a base di amianto già prodotti e/o messi in opera. L'amianto, per le sue eccellenti proprietà tecnologiche (resistenza meccanica, chimica e termica, capacità adsorbenti, proprietà termo e fonoisolanti), nonché per la facilità di applicazione ed i bassi costi, è stato impiegato per la produzione di un gran numero di manufatti. Gli effetti nocivi per la salute che possono essere con certezza attribuite all'amianto riguardano l'apparato respiratorio e sono dovute all'inalazione di fibre di amianto di diametro inferiore ai 3 µm (millesimo di millimetro). Non si hanno, invece, specifiche indicazione di pericolosità dell'amianto per contatto con la cute o per ingestione.
Ai sensi della L.R. 20/2006 Arpal provvede, su richiesta della Regione o degli Enti locali, ad effettuare le attività di controllo e monitoraggio sia di siti estrattivi sia di siti in condizioni naturali di affioramento interessati dalla presenza di “Pietre verdi” (rocce ofiolitiche) a potenziale rischio amianto. Arpal esegue inoltre, su richiesta dei soggetti interessati, analisi per la determinazione del contenuto di amianto nell’ambito dei procedimenti per le "Terre e rocce da scavo" e per i ripascimenti di arenili.
Attraverso il rilevamento geologico-strutturale, la roccia affiorante in condizioni naturali e/o esposta sul fronte di cava, viene esaminata in termini geolitologici e strutturali, con particolare attenzione, per le finalità specifiche, alla disposizione e alle caratteristiche delle discontinuità, dove si concentrano generalmente le specie ad abito fibroso a potenziale rischio amianto.
Particolare attenzione viene posta nel rilievo di punti dell’affioramento e/o del fronte di cava caratterizzati da un grado di fratturazione elevato (rocce di faglia, cataclasiti) e/o da una intensa foliazione metamorfica. Inoltre, notevole importanza ha anche il rilievo del grado di alterazione che, se elevato, modificando le caratteristiche litotecniche del materiale, può facilmente rendere disponibili eventuali fibre minerali.
Nel caso in cui il materiale di estrazione sia rappresentato da "materiali in breccia", nei quali rientrano tipicamente gli inerti di frantumazione per la produzione di ballast e pietrischi di varia pezzatura, si campionerà il detrito secondo quanto definito dal D.M. 14.05.96 (Allegato 4, punto B1) tenendo altresì conto della norma UNI EN 932-1.
Analisi
Dopo l’analisi macroscopica e stereomicroscopica del campione massivo e dell’eventuale detrito rilasciato, la determinazione qualitativa e quantitativa del contenuto di amianto (“Controlli di carattere qualitativo e quantitativo”, come definiti dalla D.C.R. 105/96) è condotta da Arpal attraverso analisi chimico-mineralogiche che impiegano la microscopia a scansione elettronica accoppiata alla spettrometria a dispersione di energia (SEM-EDS), secondo quanto stabilito dal D.M. 06.09.94.
Arpal provvede ad effettuare il calcolo della concentrazione di amianto nei campioni di roccia (risultati quantitativi fra 1.000 e 10.000 ppm, semiquantitativi per concentrazioni di amianto inferiori ai 1000 ppm e superiori a 10.000 ppm) tramite analisi SEM/EDS della polvere prodotta dalla macinazione totale del campione (valore di concentrazione in peso dell’amianto totale espresso in ppm).
Il riferimento adottato è quello dei 1000 ppm indicato dal D.Lgs. 152/06. Per quanto riguarda la determinazione della concentrazione dell’amianto nei cumuli derivati dall’attività estrattiva (vedi Fig.5), ARPAL esegue il calcolo dell’Indice di Rilascio, che è il parametro adottato per la valutazione della propensione del materiale a rilasciare fibre, e il cui limite è fissato a 0.1 dal D.M. 14.05.96 (All. 4B).