Radioattività
Radiazioni ionizzanti
Le radiazioni ionizzanti sono particelle e/o energia in grado di modificare la struttura della materia con la quale interagiscono, ovvero di ionizzare, direttamente o indirettamente, gli atomi che incontrano sul loro percorso. Nel caso dei tessuti biologici tale interazione può portare a un possibile danneggiamento delle cellule, con effetti evidenziabili a livello clinico sugli individui esposti oppure che possono interessare in modo casuale gli individui esposti o i loro discendenti.
Le sorgenti di radiazioni ionizzanti possono essere suddivise in due principali categorie: sorgenti naturali, cui tutti gli esseri viventi sono da sempre costantemente esposti, e sorgenti artificiali, diffuse in particolare con lo sviluppo delle nuove tecnologie degli ultimi 60-70 anni. Attualmente, in assenza di specifici eventi (esplosioni nucleari o incidenti), circa il 70% dell´esposizione della popolazione a radiazioni ionizzanti è di origine naturale, le cui principali componenti sono dovute ai prodotti di decadimento del radon (60%) e alla radiazione terrestre (18%), nonché ai raggi cosmici (12%). Nell´attuale quadro normativo di riferimento (D.Lgs. 230/95 e successive modificazioni e integrazioni) assume particolare rilevanza l´esposizione dei lavoratori a radiazioni di origine naturale.
Sin dai primi anni novanta, anche a seguito dell'incidente alla centrale nucleare di Chernobyl (25 aprile 1986), si è avvertita la necessità di realizzare e istituire un sistema di controllo e monitoraggio della radioattività su tutto il territorio nazionale. Lo scopo di tale attività è stato sia quello di capire gli effetti delle ricadute radioattive conseguenti all'incidente, sia quello di valutare l'impatto delle sorgenti di radiazioni ionizzanti naturali e artificiali sull'ambiente e sulla popolazione. La Regione Liguria, in ottemperanza a quanto prescritto dalla normativa (L. 185/64), ha istituito il "Centro di riferimento Regionale per la Radioattività ambientale (CRR)", creato nel 1987 presso il "Laboratorio Fisico" nel Presidio Multizonale di Prevenzione della USL 12, transitato in Arpal nel 1998 e dal 2009 inserito nell'Unità Tecnica Complessa di Livello Regionale.
Tutto questo ha garantito negli anni passati, e garantisce tuttora, un continuo controllo e monitoraggio del quadro ambientale dal punto di vista radiometrico dell'intero territorio della regione.
Analizzando i dati raccolti nel corso degli anni, è stato possibile individuare i principali fattori di pressione, sia di origine naturale che antropica, che insistono sul territorio della regione:
- Gas radon (naturale)
- Strutture sanitarie che impiegano sorgenti e sostanze radioattive
- Impianti per trattamento rottami metallici
- Impianti per il trattamento dei rifiuti
- Aree portuali per il transito della merce in importazione
- Strutture industriali che impiegano sorgenti radioattive
- Trasporti di sorgenti di radiazioni ionizzanti
- Sosta di naviglio a propulsione nucleare.
Per ottemperare ai compiti assegnati alla struttura, vengono svolte quotidianamente attività di misura in campo con strumentazione portatile, attività di tipo ispettivo aventi lo scopo di verificare il rispetto della normativa vigente in materia di radiazioni ionizzanti, nonché analisi di laboratorio.
L'attività di Arpal è dunque molto diversificata: campionamento e analisi di matrici ambientali, misure sul campo, verifica della contaminazione dovuta ad incidenti che riguardano le sorgenti di radiazioni ionizzanti fuori dai confini nazionali (Chernobil, Fukushima) o dentro i nostri confini (trasporto di sorgenti di radiazioni ionizzanti), controlli ispettivi/amministrativi, verifica degli insediamenti che a diverso titolo impiegano sorgenti di radiazioni ionizzanti.
Controlli e monitoraggi
Anche nell'ambito delle radiazioni ionizzanti, gli aspetti sanitari risultano fortemente correlati a quelli ambientali. Le cellule e i tessuti esposti a radiazioni ionizzanti subiscono lesioni, le cui caratteristiche dipendono innanzitutto dalla dose assorbita, dalla via di esposizione (irraggiamento esterno, inalazione, ingestione) e dalla sensibilità del tessuto irradiato. Quindi oltre che a effetti di irradiazione diretta e/o diffusa la radioprotezione non può prescindere da valutazioni relative alla corretta gestione nell'ambiente dei rifiuti radioattivi, siano questi solidi, liquidi o aeriformi.
La normativa (D.Lgs. 230/95 s.m.i.) sotto l'aspetto sanitario, pone particolare attenzione alla sorveglianza fisica della radioprotezione assegnata alla figura dell'Esperto Qualificato (EQ). L'EQ deve curare tutti gli aspetti della gestione e della verifica delle sorgenti radioattive, della formazione e informazione dei lavoratori nonché impartire le prescrizioni di sicurezza, curare la valutazione della dose individuale degli operatori. In determinati casi, l'EQ deve effettuare le valutazioni preventive della distribuzione spaziale e temporale delle materie radioattive eventualmente disperse o rilasciate, nonché delle esposizioni potenziali relative ai lavoratori e ai gruppi di riferimento della popolazione nei possibili casi di emergenza radiologica.
Rivestono quindi particolare interesse, da un punto di vista ambientale, le possibili forme di inquinamento da sorgenti di radiazioni ionizzanti in relazione ai diversi impieghi delle stesse. L'eventuale dispersione nell'ambiente di materie radioattive può essere determinata da eventi accidentali o dolosi, tra cui lo smaltimento e/o lo smarrimento di sorgenti radioattive e di materiali con contenuto significativo di radioisotopi di origine naturale (NORM-Naturally Occurring Radioactive Materials).
La normativa nazionale consente ai detentori di sorgenti radioattive aventi particolari caratteristiche fisiche, di poterle smaltire nell'ambiente; tale pratica può, in caso di convergenza in uno stesso punto di scarico o area di più strutture, portare ad un accumulo di inquinanti radioattivi. Possono inoltre verificarsi eventi di smarrimenti di sorgenti radioattive, ciò avviene tipicamente per apparecchiature datate, impiegate in processi produttivi di attività in fallimento, o cedute a terzi con ricambio degli operatori (perdita della memoria storica dell'azienda). Particolare attenzione deve essere posta alla presenza di NORM, materiali con contenuto significativo di radioisotopi di origine naturale, che può causare un incremento dell'esposizione dei lavoratori o della popolazione ed ha un impatto ambientale non trascurabile. Le principali attività coinvolte sono: l'industria dei fosfati (fertilizzanti), la produzione ed impiego di sabbie zirconifere e materiali refrattari, l'industria petrolifera, la lavorazione e l'impiego delle ceneri e la produzione e l'utilizzo di manufatti del Torio.
Un aspetto ambientale di interesse, di origine diversa da quella antropica, è rappresentato dal Radon (222Rn).
In generale un programma di rilevazione della radioattività ambientale, a livello regionale, viene predisposto per valutare l'impatto della radioattività naturale e/o artificiale sul territorio.
Il programma deve essere in grado di affrontare anche situazioni connesse a contaminazioni ambientali associate a gravi incidenti (come quelli di Chernobyl e Fukushima) o altri eventi eccezionali, tenendo conto dei dati esistenti in merito alle sorgenti installate sul territorio.
Le principali fonti di pressione sul territorio regionale sono:
-
Centrali elettriche a combustibile fossile
-
Ospedali e/o Istituti di ricerca (presidi sanitari in cui si impiegano radioisotopi, che sono veicolati nell'ambiente attraverso gli scarichi liquidi e aeriformi)
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Impianti di depurazione
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Porti per l'importazione di rottami
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Trasporto di sorgenti di radiazioni ionizzanti
-
Impianti di raccolta, deposito, fusione di rottami (presenza di eventuali sorgenti radioattive disperse)
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Attività commerciali sui rottami metallici
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Attività per controlli non distruttivi
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Gas Radon
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Impianti nucleari delle nazioni confinanti
-
Naviglio a propulsione nucleare in sosta presso l'Arsenale Militare della Spezia
Indicatori
Al fine di attuare un'efficace azione di prevenzione e tutela dell'ambiente, sono stati individuati diversi indicatori su cui concentrare le attività di controllo in funzione delle sopraccitate fonti di pressione. Nella seguente tabella sono evidenziate le fonti di pressione ed i relativi indicatori e matrici:
FONTE DI PRESSIONE |
INDICATORE |
MATRICE |
Centrali elettriche a combustibile fossile |
Concentrazione rad. naturali |
Combustibili e residui di combustione |
Ospedali e/o Ist. di ricerca |
Concentrazione rad. artificiali |
Acque di scarico, rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo |
Impianti di depurazione |
Concentrazione rad. artificiali |
Acque di scarico, fanghi |
Discariche |
Concentrazione rad. artificiali |
Percolati |
- Porti per l’importazione di rottami - Impianti di raccolta, deposito, fusione di rottami - Attività commerciali sui rottami metallici |
Contaminazione o sorgenti rad. disperse |
Rottami o altri materiali metallici di risulta |
Impiego/detenzione materie radioattive e macchine radiogene |
Sorgenti radioattive artificiali sigillate e non Macchine radiogene |
Sorgenti radioattive artificiali sigillate e non Macchine radiogene |
Impianti nucleari nazioni confinanti |
Concentazione 137Cs Dose assorbita |
Particolato atmosferico, suolo, acqua, alimenti |
Naviglio a propulsione nucleare Arsenale Militare della Spezia |
Concentazione 137Cs Dose assorbita |
Particolato atmosferico, sedimenti marini, mitili |
Gas Radon |
Concentrazione 222Rn |
Aria |
Materie radioattive naturali |
Concentrazione rad. naturali |
Particolato atmosferico, suolo, acqua |
Attività di controllo e monitoraggio
Modulistica
Comunicazione di variazione della pratica
Il Radon
Il Radon è un gas radioattivo naturale presente in concentrazioni variabili nell'ambiente e negli spazi chiusi.
Il 222Rn è prodotto dal decadimento dell'Uranio (238U) che, come è noto, è diffusissimo nella crosta terrestre soprattutto nelle rocce di derivazione granitica.
La presenza di radon nell'ambiente è connessa alla concentrazione di uranio nelle rocce e nei terreni, da cui si propaga negli ambienti.
In territori particolarmente ricchi di 238U, condizioni di scarsa ventilazione possono favorirne l'accumulo e il raggiungimento, quindi, di elevati livelli di concentrazione.
L'O.M.S. classifica il Radon quale agente cancerogeno, tra i responsabili del tumore del polmone, secondo in ordine di importanza solo rispetto al fumo.
Campagna monitoraggio 2019/2020
Lo scorso mese di maggio la Giunta regionale, con DGR 399/2019 + allegati, ha approvato il "Piano di monitoraggio del gas radon presso gli edifici pubblici e privati della Liguria – anno 2019-2020": si tratta della prima iniziativa su questo tema estesa all’intera Liguria.
Ad oggi infatti sono state effettuate le seguenti indagini parziali:
- 1990 – 1993. Adesione alla campagna nazionale radon organizzata da ISS ed ENEA/DISP con coinvolgimento di private abitazioni nell’ambito di un limitato numero di comuni liguri;
- 2010 – 2011. Indagine su iniziativa Arpal e Regione Liguria, in collaborazione con le amministrazioni comunali di Albissola Marina, Albisola Superiore, Varazze, Celle Ligure e mirata alle private abitazioni dei suddetti comuni;
- 2013 – 2014. Indagine su iniziativa Arpal mirata alle private abitazioni dei dipendenti Arpal;
- misurazioni presso abitazioni ed ambienti di lavoro conseguenti a richieste pervenute da privati cittadini, enti e società.
In tutti i richiamati casi, i livelli di radon riscontrati sono sempre risultati contenuti entro i limiti previsti dalle raccomandazioni 90/143/Euratom del 21/02/1990 e 2013/59/Euratom del 05/12/2013.
La nuova campagna prenderà il via nel mese di settembre 2019.
Fukushima
Il grave incidente nucleare che l'11 marzo scorso ha interessato la centrale nucleare di Fukushima Daichii in Giappone ha dato origine, fra l'altro, alla dispersione in atmosfera di vapore contenente diversi radionuclidi, fra cui prevalgono gli isotopi del cesio (134Cs, 137Cs) e dello iodio (131I, 132I, 133I ...), che sono fra i più volatili. A partire dal 18 marzo questi radionuclidi sono stati ritrovati nel particolato atmosferico in California (USA) e dopo qualche giorno tracce di 131I sono state rilevate anche in Europa. In Italia i primi dati relativi alla presenza di tracce di 131I in aria sono rilevati lunedì 28 marzo dalla rete nazionale di sorveglianza della radioattività ambientale (RESORAD).
Il monitoraggio della radioattività in aria comprende l'analisi del particolato atmosferico e della deposizione umida e secca (fallout): queste sono le matrici ambientali maggiormente sensibili agli eventuali piccoli cambiamenti nei livelli di radioattività nell'atmosfera. Nell'attività routinaria di controllo questo campionamento è effettuato con cadenza mensile presso la sede di ARPAL di Genova.
In ragione dell'emergenza giapponese l'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca sull'Ambiente), che gestisce e coordina la rete nazionale di rilevamento della radioattività ambientale, ha chiesto di ampliare le misure sia per quantità sia per siti di rilevamento. Pertanto, nelle fasi iniziali dell'evento l'analisi del particolato atmosferico è stata eseguita giornalmente e dal 21 marzo, su richiesta di ISPRA, si è passati ad una frequenza settimanale.
I siti di rilevamento sono passati a quattro, due postazioni site in Genova e due in altre province:
- tetto sede Arpal Genova
- località Righi forte Castellaccio (Genova)
- dipartimento Arpal Imperia
- dipartimento Arpal La Spezia
PER APPROFONDIRE:
- I.S.P.R.A., Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale
- I.S.S., Istituto Superiore della Sanità
- I.A.E.A., Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica
- I.R.N.S., Istituto di Radioprotezione e Sicurezza Nucleare francese
RISULTATI DEI MONITORAGGI
Le analisi sono effettuate sul particolato prelevato sul tetto della sede ARPAL di Genova e su campioni di deposizione umida e secca, sempre relative allo stesso sito.
Con le esposizioni misurate, al momento, si è ben lungi dal raggiungere soglie di attenzione per la protezione sanitaria della popolazione. In accordo con la Regione Liguria e le ASL liguri, ARPAL prosegue i normali controlli sugli alimenti, non sussistendo ad oggi oggettivi riscontri fisici tali da generare ulteriori approfondimenti.
Le uniche indicazioni in merito, emesse dal Ministero della Salute, riguardano gli alimenti di importazione provenienti dall’Estremo Oriente e confezionati dopo l’11 marzo; pertanto il consumo dei prodotti alimentari locali, sia vegetali sia animali, può avvenire senza alcun timore di inquinamento dovuto a radioattività.
In ogni caso ARPAL si atterrà alle indicazioni di ISPRA per quanto riguarda l’effettuazione di ulteriori indagini.
Il fondo naturale (non antropico) a cui ogni essere umano è soggetto corrisponde all'incirca a una dose su base annua pari a 2.4 mSv (quindi 2.4 mSv/y - milli Sievert / year). Questo è un valore medio relativo a tutta la popolazione terrestre, il che significa che a seconda dei luoghi, delle abitudini, delle situazioni contestuali, tale valore è suscettibile di modifiche.
A titolo esemplificativo le popolazioni che vivono ad alta quota (oltre 2000/3000 metri indicativi: Ande, altipiani asiatici,....) sono normalmente esposte ad una dose maggiore rispetto a chi vive al livello del mare. Inoltre le tipologie costruttive delle abitazioni sono un altro fattore decisamente importante che può modificare il valore annuo, come le aree geologiche ed altri fattori ambientali.
Pertanto ogni luogo è caratterizzato da un valore di dose di fondo ambientale che con l'adeguata strumentazione può essere misurato in funzione del tempo (integrato, istantaneo). Normalmente per verificare l'esistenza di un "problema" radiologico si effettua quindi una misura di dose ambientale istantaneo espresso in Sv/h (Sievert / ora).
Indicativamente il valore istantaneo che caratterizza la maggior parte dei luoghi in cui noi viviamo è nell'intorno di 100 nSv/h, naturalmente come tutte le misure fisiche tale valore puntuale ha significato limitato se non si valutano le incertezze associate e le variabilità statistiche legate sia al fenomeno di misura stessa sia alla grandezza da misurare che in questo caso dipende da molteplici fattori naturali tra i quali anche l'attività solare.
I valori indicati nelle misure (circa 80 nSv/h) sono sostanzialmente caratteristici delle nostre regioni, è pur vero che in corrispondenza di costruzioni con mattoni refrattari, ad esempio, potrebbero essere molto più alti (> 100 nSv/h), ma ciò non significa nulla.
Tali misure hanno senso se confrontate con la "storia" delle stesse, e tenuto conto che l'andamento del valore di dose prima dell'incidente risulta assolutamente confrontabile con quello dall'11 marzo in poi, ne consegue che dal punto di vista radiologico il contributo alla dose dovuto all'incidente (non ancora esaurito) di Fukushima è non misurabile, trascurabile, ininfluente, ecc. (ad esempio avessimo individuato un trend in crescita costante allora avremmo potuto dire qualcosa di diverso).
Utili valori di confronto possono essere evidenziati nei rapporti IAEA nelle zone immediatamente attigue al sito nucleare.
Per quanto attiene alla misura dei radionuclidi tipo Iodio 131, Cesio 137, Cesio 134 in termini di deposizione al suolo raccolta (Bq/m2 - Bequerel / metroquadro) o concentrazione in aria su PTS (Bq/m3 - Bequerel / metrocubo) molto semplicemente non devono esserci.
La loro presenza, anche in tracce, rappresenta una "anomalia" dovuta ad un evento "tipicamente" accidentale ("tipicamente" perchè esistono anche fenomeni naturali di risospensione del Cs nel terreno, che però sono monitorati attraverso un'altro elemento radioattivo naturale quale il Be7).
Si possono misurare terreni in Liguria con concentrazioni superficiali di qualche (kilo: 103) kBq/m2. Tale concentrazione è dovuta ancora agli esperimenti nucleari in atmosfera degli anni 60 (<10%) ed alla ricaduta di Chernobyl (>90%). Le nostre misure (come quelle di altre Agenzie) indicano valori di ricaduta dovuta a Fukushima dell'ordine del mBq/m2.
Ovvero:
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il fondo naturale medio è pari a 2.4 mSv/y (milli Sievert all’anno), e varia a seconda dell’altitudine, della geologia e di altri fattori ambientali;
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in Liguria l’ordine di grandezza delle misure istantanee è di circa 100 nSv/h (nano Sievert all’ora), e non ci sono state variazioni di dose fra i dati “pre” e “post” incidente Fukushima;
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la presenza di radionuclidi al suolo (Iodio 131, Cesio 137, Cesio 134), anche in traccia, è collegabile all’attività umana: in Liguria misuriamo nei terreni concentrazioni superficiali pari a qualche kBq/mq (kilo Becquerel a metro quadrato), ricaduti negli anni a seguito degli esperimenti nucleari in atmosfera (per meno del 10%) e all’esplosione di Chernobyl (per oltre il 90%). Il contributo di ricaduta dovuto a Fukushima è stato misurato nell’ordine di qualche mBq/mq (milli Becquerel a metro quadrato), ovvero un contributo milionesimo rispetto a quanto già presente sul territorio.
Per opportuna conoscenza si ricorda che il Becquerel (Bq) è l’unità di misura dell’attività di una sorgente radioattiva; un Becquerel rappresenta una disintegrazione al secondo, ovvero la trasformazione del nucleo di un atomo in un altro nucleo, con il rilascio di energia sotto forma di raggi gamma.
Il Sievert (Sv) invece è l’unità di misura della dose equivalente, tiene conto degli effetti biologici provocati dalla radiazione.
Il container di Voltri
La mattina del 20/07/2010, a seguito di rilevazioni radiometriche eseguite da un esperto qualificato (EQ) su incarico di una ditta genovese di spedizioni che si occupa di import/export, è stata rinvenuta la presenza di materiale radioattivo all'interno di un contenitore di rottami metallici proveniente da Jeddah negli Emirati Arabi e destinato ad un impianto produttivo dell'alessandrino. Si precisa che tali controlli sono stati effettuati in ottemperanza all'art. 157 del D.Lgs. 230/95 e s.m.i. ("sorveglianza radiometrica su rottami o altri materiali metallici di risulta o prodotti semilavorati metallici, da parte dei soggetti che esercitano attività di importazione").
Su informazione dell'EQ stesso, nella stessa mattina, gli operatori ARPAL sono intervenuti a supporto effettuando le rilevazioni radiometriche, che hanno verificato l'assenza di contaminazione ambientale. Successivamente sono intervenute le squadre NBCR (Nucleare Biologico Chimico Radiologico) dei Vigili del Fuoco di Genova, che hanno provveduto a creare e delimitare una zona di sicurezza nell'intorno del contenitore, facendo posizionare nella direzione di massimo irraggiamento, e ove possibile ai limiti della stessa, dei containers vuoti.
Il materiale radioattivo all'interno del container è risultato essere cobalto-60 (60Co).
Nel pomeriggio del 20 luglio gli operatori ARPAL hanno posto sotto sequestro preventivo detto contenitore.
Nei giorni immediatamente seguenti sono state effettuate da parte di ARPAL e di una ditta specializzata nel ritiro e smaltimento di rifiuti radioattivi ulteriori misure finalizzate alla caratterizzazione della sorgente radioattiva.
Già a partire dalle fasi iniziali dell'evento è stato attivato il competente settore di Protezione Civile della Prefettura di Genova, che ha coordinato tutte le successive attività.
Nei giorni immediatamente successivi al rinvenimento ARPAL ha eseguito, comunque, misure di dose ambientale nella pista ciclabile adiacente al VTE, non rilevando valori differenti da quello comunemente ritenuto il valore medio del fondo ambientale nazionale (max 100 nSv/h).
Il contenitore è stato costantemente monitorato da ARPAL al fine di verificare l'assenza di contaminazione ambientale.
ARPAL su delega dell'Autorità Giudiziaria ha svolto delle indagini finalizzate alla ricostruzione del percorso del contenitore fino al suo arrivo al VTE, delle sue condizioni di trasporto (posizionamento a bordo delle navi) nelle tratte Jeddah/Gioia Tauro e Gioia Tauro/Genova.
Sempre su delega dell'Autorità Giudiziaria, di concerto con il servizio competente dell'Azienda Sanitaria Locale 3 "Genovese", sono state effettuate indagini finalizzate alla verifica dell'esposizione dei lavoratori portuali che possono aver interagito con il contenitore. Le valutazioni hanno permesso di escludere per tutti i lavoratori il superamento del "Limite di dose efficace per gli individui della popolazione" (D.Lgs. 230/95 e s.m.i. art. 96 – Allegato IV punto 7) "stabilito in 1 mSv per anno solare".
Il corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, in particolare il gruppo specializzato in campo di radioattività con sede centrale a Roma, ha assunto l'impegno dell'estrazione e bonifica della sorgente di 60Co. Al fine di evitare dosi indebite agli operatori, queste operazioni sono state condotte, per quanto possibile, tramite l'uso di mezzi robotizzati comandati da remoto.
Il giorno 15/02/2011 il contenitore è stato spostato all'interno di una struttura schermante, di seguito definita "bunker", progettata e costruita dai Vigili del Fuoco. Nel bunker, costituito da tre strati di contenitori disposti a ferro di cavallo e riempiti con strutture in cemento, sono state condotte in sicurezza le operazioni di bonifica del container.
Dopo questo spostamento, in data 17/02/2011 è stato effettuato un nuovo sopralluogo presso il Voltri Terminal Europa (VTE) e presso la pista ciclabile di Genova Prà adiacente al terminal.
Nel corso del sopralluogo sono state eseguite misure di dose efficace; inoltre al fine di verificare la presenza di un'eventuale contaminazione, nell'area di giacenza del contenitore antecedente allo spostamento sono stati eseguiti degli "smear test", operazioni che consistono nell'asportare per sfregamento lo strato superficiale di polvere depositato al suolo, in modo da campionare eventuali tracce radioattive.
Per ciò che concerne la pista ciclabile, sono state effettuate misure del rateo di dose lungo tutto il percorso della pista ed in particolare verso levante sulla sua parte terminale. Le rilevazioni non hanno evidenziato valori differenti da quelli relativi alle fluttuazioni medie statistiche del fondo ambientale. I valori di rateo di dose efficace sono nuovamente risultati essere inferiori a 100 nSv/h.
Al fine di ottenere una mappatura dei valori dosimetrici nell'intorno del bunker, sono state eseguite analoghe misure all'interno del VTE. Dai risultati ottenuti si è potuta constatare l'efficacia della struttura schermante, in quanto solo nelle aree immediatamente adiacenti si sono potuti apprezzare valori lievemente superiori al valore del fondo nazionale. Le rilevazioni della dose efficace sono avvenute anche presso l'area, comunque non accessibile al pubblico, di testa al 6° modulo del VTE. In questa zona i valori ottenuti sono leggermente superiori ai 100 nSv/h.
Si evidenzia che, anche prendendo come riferimento il maggiore tra i valori rilevati (150 nSv/h), considerando tutta l'esposizione dovuta all'effetto della sorgente, sarebbe necessaria una sosta di oltre 6000 ore per superare il limite di dose efficace per gli individui della popolazione di 1 mSv per anno solare (D.Lgs. 230/95 e s.m.i.).
L'analisi qualitativa di spettrometria gamma a basso fondo, dei campioni di smear test non ha evidenziato la presenza di contaminazione dovuta a 60Co.
Tra il 22 e il 26 luglio 2011 i Vigili del Fuoco hanno effettuato le operazioni di estrazione della sorgente radioattiva dal container, che è stata inviata in Germania, per mezzo di vettore autorizzato, per le operazioni di caratterizzazione e smaltimento. Contestualmente, i tecnici ARPAL hanno monitorato la dose ambientale nelle zone di possibile frequentazione da parte della popolazione. I valori rilevati si sono mantenuti su livelli tali da non superare il limite massimo consentito per la popolazione. Nei giorni immediatamente successivi alla bonifica, ARPAL ha effettuato una serie di monitoraggi atti ad escludere l'eventuale presenza di contaminazione nel sito interessato dalle operazioni. Le misure hanno escluso la presenza di qualsiasi tipo di contaminazione radioattiva.
Pellet radioattivo
Si è conclusa la prima serie di misure eseguite in Liguria presso imprese e abitazioni che hanno acquistato e utilizzato il pellet (combustibile usato per le stufe apposite) potenzialmente contaminato con Cesio-137. Le analisi, effettuate sia su materiale ancora da bruciare, sia su ceneri residue, hanno dimostrato valori di Cesio-137 molto inferiori ai limiti previsti dalla normativa, e anche le stime effettuate nelle peggiori condizioni possibili hanno portato a valori inferiori alla soglia di rilevanza radiologica. Di seguito è riportata una sintesi della relazione tecnica rilasciata dagli ispettori Arpal che hanno eseguito i sopralluoghi e le misure.
"In seguito al ritrovamento nel mese di giugno 2009 presso Aosta di pellet di materiale eco-combustibile proveniente dalla Lituania contaminati da Cesio-137, la Procura della Repubblica presso il Tribunale del capoluogo Aostano ha avviato un’indagine su tutto il territorio nazionale con lo scopo di verificare la presenza del radioisotopo contaminante nelle partite di pellet aventi la stessa provenienza.
Tipologia campione |
Concentrazione (Bq/kg) |
NATURKRAFT prima qualità |
8,7±2,9 |
NATURKRAFT premium qualitat |
30,9±5,5 |
In due casi è stato possibile analizzare i residui della combustione di questi pellet prelevandoli direttamente dal cassetto raccolta ceneri delle stufe. I risultati analitici di seguito riportati, evidenziano come il valore di concentrazione di Cesio-137 sia più elevato rispetto al materiale ancora da bruciare in quanto, durante la combustione, vi è la tendenza a concentrare nelle ceneri i componenti non volatili.
Tipologia campione |
Concentrazione (Bq/kg) |
Ceneri Pellet |
608±24 |
Ceneri Pellet |
819±28 |
Come evidenziato dagli accertamenti eseguiti sino ad oggi in tutta la Liguria, i valori di concentrazione di Cesio-137 rilevati, sia nei pellet che nelle ceneri prodotte dalla combustione dei pellet stessi, sono notevolmente inferiori ai limiti imposti dalla normativa vigente. In ogni caso sono state approntate delle stime di dose alla popolazione: sulla scorta del dato più alto di concentrazione nelle ceneri sino ad oggi diffuso (40000 Bq/kg), si sono ottenuti valori al di sotto della soglia di rilevanza radiologica".