Ogni spiaggia è costituita da un accumulo di sedimenti sciolti modellati dall'azione del moto ondoso.
La costa ligure possiede caratteristiche geomorfologiche che le conferiscono una notevole variabilità dell'assetto costiero. Presenta, infatti, la costa alta che racchiude, tra promontori aggettanti in mare, piccole pocket-beach ciottolose e tratti di costa bassa, che costituiscono il fronte mare di piccole piane costiere.
Sulla base di queste caratteristiche è possibile distinguere: coste rocciose alpine, coste rocciose dell'Appennino, coste di bacini subsidenti.
Gli interventi stagionali di ripascimento degli arenili sono quelle operazioni a carattere manutentivo, necessarie a ricostruire il profilo esistente della spiaggia dopo eventi meteomarini particolarmente intensi, o comunque in seguito alla naturale azione di trasporto trasversale e longitudinale del moto ondoso. L'intervento di ripascimento è di natura stagionale quando il volume di materiale impiegato non è superiore a 10 m3/m lineare di spiaggia, riferiti alla lunghezza della cella litorale (area di litorale all'interno della quale i sedimenti della spiaggia sono confinati e non vi sono interscambi di materiale con le Unità Fisiografiche limitrofe.) (D.G.R. 1209/2016 e D.G.R. 95/2017 ).
Arpal esegue le attività per i ripascimenti stagionali degli arenili ai sensi delle D.G.R. 1209/2016 e D.G.R. 95/2017.
Il "Piano regionale della costa" prevede fra i settori di intervento uno dedicato specificatamente alla "Difesa costiera e ripascimento delle spiagge". In Liguria su circa 359 km di costa solo 94 km sono costituiti da litorale spiaggioso. Gli interventi sempre più massicci attuati per mantenere la consistenza di questa risorsa incidono sull'ambiente e sul paesaggio con effetti non sempre convincenti. Il Piano, anche in considerazione dell'importanza che il settore del turismo balneare ha per la Liguria, mette in luce la necessità di aggiornare le metodologie di intervento con un approccio adeguato ai tempi, in cui si integri l'originario concetto di difesa degli abitati (per cui gli interventi sono finalizzati alla protezione dell'aggressione marina) con quello di spiaggia come risorsa turistica (per cui gli interventi sono finalizzati al mantenimento o alla creazione di litorale fruibile e rappresentano un investimento che ha ampie ricadute economiche).
Il Piano si propone di favorire condizioni di più naturale evoluzione della linea di costa e garantirne una maggiore stabilità attraverso un complesso di interventi organici basato su due componenti fondamentali:
- una sistemazione dei bacini e delle aste fluviali (nonché un trattamento delle coste alte) funzionale a favorire il ripristino di un maggior trasporto solido di sedimenti a mare;
- un sistema di opere di difesa e di ripascimenti non più caotico e occasionale come quello esistente ma studiato per tratti unitari del litorale.

nessun progetto in corso
Proterina 3
Durata del progetto: 15/01/2017 - 14/01/2020
Programma comunitario di riferimento: Programma Interreg Italia – Francia MARITTIMO 2014 – 2020
Titolo del progetto: PROTERINA-3Évolution - Il terzo passo nella protezione del territorio dai rischi naturali: l’evoluzione partecipata nella governance del rischio
Importo complessivo del finanziamento: Arpal partecipa al progetto come soggetto attuatore di Regione Liguria con un budget di 221.500 €
Partners: Fondazione CIMA (capofila), Regione Liguria (di cui ARPAL è soggetto attuatore), Città Metropolitana di Genova, Office de l'Environnement de la Corse (OEC), Mairie d'Ajaccio, Regione Sardegna, Dipartimento del VAR, Ville de Nice, Service Départemental d’Incendie et de Secours de la Haute-Corse, Conseil Régional Provence-Alpes-Côte d’Azur, Regione Toscana, Consorzio LAMMA, Autorità di Bacino del Fiume Arno.
Obiettivi e breve descrizione del progetto
- migliorare l’efficacia delle misure di prevenzione dal rischio alluvioni attraverso il coinvolgimento transfrontaliero e transregionale dei livelli istituzionali e delle comunità che si rendano disponibili attivamente ad un processo di accrescimento della consapevolezza del rischio sul proprio territorio;
- potenziare le reti di monitoraggio e integrare i dati acquisiti all'interno di modelli di allerta precoce, capitalizzando i risultati della precedente programmazione;
- aumentare la capacità transfrontaliera di adattamento al cambiamento climatico attraverso lo sviluppo di comunità resilienti.
Beneficiari (diretti o indiretti) del progetto sono le amministrazioni competenti nel campo di protezione civile, difesa del suolo e ciclo delle acque, gli organismi che svolgono attività di previsione e monitoraggio dei fenomeni meteorologici e i cittadini coinvolti attivamente nei processi decisionali.
Tre parole descrivono l’approccio e il carattere innovativo del progetto: partecipato, trasfrontaliero, consolidato. Partecipazione in quanto l’inclusione e il coinvolgimento della popolazione e degli amministratori sono processi che creano comunità resilienti. Transfrontaliero perché gli eventi alluvionali possono essere gestiti meglio mettendo a sistema competenze e risorse comuni. Consolidato dato che il progetto capitalizza e sviluppa quanto di buono fatto sul tema nelle precedenti Programmazioni per mettere in campo ulteriori azioni efficaci.
Cosa fa Arpal
ARPAL nell’ambito del progettopotenzieràla modellistica meteorologica e idrologica già in uso presso il Centro Funzionale, aggiornando anche la statistica regionale degli eventi estremi. Verranno inoltre installate nuove strumentazioni ad integrazione della rete dell’Osservatorio Meteo-Idrologico della Regione Liguria (OMIRL).
Sito del progetto: http://interreg-maritime.eu/web/proterina-3evolution
Col termine amianto vengono indicati numerosi silicati naturali fibrosi, che cristallizzano in forma di fibre lunghe e generalmente flessibili, che possono facilmente separarsi in fibre estremamente sottili e sono caratterizzati dalla resistenza alla trazione, alla corrosione ed al fuoco. I minerali che si trovano in natura sono divisi, in funzione della loro struttura cristallina, in due gruppi: serpentini e anfiboli. La normativa italiana (D.Lgs. 277/91, art. 23) considera amianto esclusivamente sei silicati fibrosi: il crisotilo, che viene normalmente chiamato “amianto di serpentino” e altri cinque che sono detti “amianti di anfibolo”. La Legge 257/92 ha messo al bando l'amianto, ma non ha risolto i problemi legati alla presenza dell'amianto in natura e/o all'utilizzo dei materiali a base di amianto già prodotti e/o messi in opera. L'amianto, per le sue eccellenti proprietà tecnologiche (resistenza meccanica, chimica e termica, capacità adsorbenti, proprietà termo e fonoisolanti), nonché per la facilità di applicazione ed i bassi costi, è stato impiegato per la produzione di un gran numero di manufatti. Gli effetti nocivi per la salute che possono essere con certezza attribuite all'amianto riguardano l'apparato respiratorio e sono dovute all'inalazione di fibre di amianto di diametro inferiore ai 3 µm (millesimo di millimetro). Non si hanno, invece, specifiche indicazione di pericolosità dell'amianto per contatto con la cute o per ingestione.
Ai sensi della L.R. 20/2006 Arpal provvede, su richiesta della Regione o degli Enti locali, ad effettuare le attività di controllo e monitoraggio sia di siti estrattivi sia di siti in condizioni naturali di affioramento interessati dalla presenza di “Pietre verdi” (rocce ofiolitiche) a potenziale rischio amianto. Arpal esegue inoltre, su richiesta dei soggetti interessati, analisi per la determinazione del contenuto di amianto nell’ambito dei procedimenti per le "Terre e rocce da scavo" e per i ripascimenti di arenili.
Attraverso il rilevamento geologico-strutturale, la roccia affiorante in condizioni naturali e/o esposta sul fronte di cava, viene esaminata in termini geolitologici e strutturali, con particolare attenzione, per le finalità specifiche, alla disposizione e alle caratteristiche delle discontinuità, dove si concentrano generalmente le specie ad abito fibroso a potenziale rischio amianto.
Particolare attenzione viene posta nel rilievo di punti dell’affioramento e/o del fronte di cava caratterizzati da un grado di fratturazione elevato (rocce di faglia, cataclasiti) e/o da una intensa foliazione metamorfica. Inoltre, notevole importanza ha anche il rilievo del grado di alterazione che, se elevato, modificando le caratteristiche litotecniche del materiale, può facilmente rendere disponibili eventuali fibre minerali.
Nel caso in cui il materiale di estrazione sia rappresentato da "materiali in breccia", nei quali rientrano tipicamente gli inerti di frantumazione per la produzione di ballast e pietrischi di varia pezzatura, si campionerà il detrito secondo quanto definito dal D.M. 14.05.96 (Allegato 4, punto B1) tenendo altresì conto della norma UNI EN 932-1.
Analisi
Dopo l’analisi macroscopica e stereomicroscopica del campione massivo e dell’eventuale detrito rilasciato, la determinazione qualitativa e quantitativa del contenuto di amianto (“Controlli di carattere qualitativo e quantitativo”, come definiti dalla D.C.R. 105/96) è condotta da Arpal attraverso analisi chimico-mineralogiche che impiegano la microscopia a scansione elettronica accoppiata alla spettrometria a dispersione di energia (SEM-EDS), secondo quanto stabilito dal D.M. 06.09.94.
Arpal provvede ad effettuare il calcolo della concentrazione di amianto nei campioni di roccia (risultati quantitativi fra 1.000 e 10.000 ppm, semiquantitativi per concentrazioni di amianto inferiori ai 1000 ppm e superiori a 10.000 ppm) tramite analisi SEM/EDS della polvere prodotta dalla macinazione totale del campione (valore di concentrazione in peso dell’amianto totale espresso in ppm).
Il riferimento adottato è quello dei 1000 ppm indicato dal D.Lgs. 152/06. Per quanto riguarda la determinazione della concentrazione dell’amianto nei cumuli derivati dall’attività estrattiva (vedi Fig.5), ARPAL esegue il calcolo dell’Indice di Rilascio, che è il parametro adottato per la valutazione della propensione del materiale a rilasciare fibre, e il cui limite è fissato a 0.1 dal D.M. 14.05.96 (All. 4B).
La disponibilità di un accurato rilievo del terreno è di grande utilità, in alcuni casi addirittura essenziale, in tutti gli ambiti che comportano interventi sul territorio. Fra le attività istituzionali Arpal, servono rilievi topografici per il supporto tecnico agli Enti in materia di discariche e cave, anche per la valutazione delle variazioni volumetriche, rilievi d'alveo propedeutici ad interventi di regimazione idraulica, rilievi per lo studio della stabilità di versanti e pareti naturali.
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Arpal è oggi dotata delle competenze e degli strumenti per potere effettuare rilievi topografici a varie scale.
Laser Scanner
Dispone di un Laser Scanner RIEGL LMS-Z420i con interfacciamento GPS (GPS Geomax Serie ZGP800 con radio modem), in grado di effettuare rilievi topografici di elevatissimo dettaglio (maglia di rilievo decimetrica o inferiore).
Il procedimento di rilievo prevede in generale che da ogni singola stazione di scansione (Scan position), secondo la procedura propria del sistema Laser Scanner, si ottenga una nuvola di punti ad elevata risoluzione. A completamento delle operazioni di scansione, si acquisiscono i fotogrammi, tramite la fotocamera digitale calibrata dello scanner, per avere la copertura fotografica delle acquisizioni di dettaglio e poter attribuire ad ogni singolo pixel rilevato i corrispondenti colori naturali.
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L'unione delle diverse posizioni di scansione genera una "nuvola di punti" georiferiti (figura sopra a sinistra), generalmente in un sistema di riferimento globale (Gauss Boaga) che permette il confronto nel tempo dei rilievi effettuati e un monitoraggio delle geometrie acquisite. Dalla scansione opportunamente filtrata dagli elementi non appartenenti alla morfologia del terreno, e dopo l'eliminazione dei punti non contestualmente legati all'oggetto del rilievo, si procede alla realizzazione del DTM (modello digitale del terreno) tramite un processo di triangolazione (figura sopra a destra). Il confronto tra il DTM derivato dalla scansione e il DTM ricavato, ad esempio, dal progetto di chiusura di una discarica può permette di calcolare in maniera molto precisa le volumetrie eventualmente ancora disponibili per l'abbancamento di rifiuti.
Drone
Inoltre Arpal ha quattro operatori abilitati cro (operazioni in scenari critici), un drone Mavic 2 Pro di ultima generazione e un programma di elaborazione grafica Agisoft matashape, che permette di trasformare insiemi di immagini in fotomosaici georeferenziati, in sostanza di ricavare una nuvola di punti analizzabile ed elaborabile in ogni modo possibile. Il nuovo strumento Arpal è un quadricottero da 907 grammi, mezz’ora di volo fino a 70 km/h e sistema di rilevazione dell’ostacolo omnidirezionale. Il punto di forza è la fotocamera ad alta definizione da 20 MegaPixel che consente le più ampie possibilità di elaborazione e modifica delle immagini.
Con il settore geologia sono stati concordati interventi per il dissesto idrogeologico, quali l’indagine sull’innesco di frane “veloci”, la ricostruzione della geometria della frana, la creazione di curve di livello, fratture, etc e per collaborare alla rete di monitoraggio dei versanti remover. Le immagini ottenute dal drone andranno a integrare le misure ricavate dai piezometri ed inclinometri automatici, contribuendo alla realizzazione di un modello tridimensionale del terreno abbastanza particolareggiato con precisione centimetrica.
Ma non solo. Oltre alle immagini utili per la comunicazione, con la possibilità di ottenere foto e filmati di ogni attività Arpal da punti di vista finora sconosciuti, il drone potrà essere usato per attività ispettive in cave e discariche, in abbinamento con il laser scanner, al fine di effettuare controlli, definire volumetrie e profilature.
Potrà essere utile all’idrologia, con misure di portata a fini documentativi, e attraverso stima del flusso idrico superficiale volando sulla verticale del fiume; servirà per la lettura di aste in situazioni critiche o per documentazione di aree post eventi alluvionali.

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